giovedì 13 dicembre 2012

QUEI CANI DEGLI ATTORI -PRIMA PARTE-



AVVISO AI LETTORI. 

Per quanto incredibile questa storia è assolutamente vera. 


 "Gianna!? Giannina vieni dalla mamma!!! La mamma si sente sola senza la sua Gianna! Giannina!"

 "Oddio no! Non di nuovo!" Grido davanti allo specchio del mio minuscolo camerino, con la certezza assoluta della Non esistenza di Dio.
Nuovamente, come da venti giorni a questa parte, Nives Plumi, l'attrice "storica" ( detta "la vecchia stronza" ) e fondatrice della premiata compagnia di teatro "Plumi Arcieri", con cui mi trovo a fare la mia sottopagatissima tournée estiva, cerca il suo cane, agitando un wurstel di pollo, convinta che lui si farà trovare.

Ogni santissimo giorno di questa tournée, a circa una mezz'ora dal "Chi è di scena", Gianna, detto anche lo "stallone",  per la tendenza a montare qualsiasi cosa viva o morta, comprese le gambe del vostro umile narratore, sparisce e l' appanicata madama Plumi minaccia di non andare in scena se lui non tornerà tra le sue braccia.

Alle urla disperate della "vecchia stronza" la compagnia di otto elementi solitamente si divide e comincia la ricerca.
Sarà il caldo, sarà che si è in scena con un giallo di Agatha Christie, ma sono certo che ognuno di noi covi la segreta speranza di trovarlo morto o, nel caso il ritrovamento avvenga in solitaria, ammazzarlo con le proprie mani e gettare il corpo in un canale.

Non fraintendetemi, non ho nulla contro i cani, io per primo ne posseggo uno detto simpaticamente "scoreggia"dai miei "non amici"; ma sono convinto che Gianna, a metà tra un pastore tedesco e un barboncino ( non chiedetemi come l'incrocio sia avvenuto ma vi giuro che è così!) e che per di più vede la sua per altro imponente virilità svilita da un nome che sembra uscito dalle fantasie di una mente depravata, questo cane  dicevo, sono convinto desideri anche per lui una degna fine il prima possibile.

Gianna, un quadrupede che sull'imponente corpo sembrava portare una pelliccia Annabella di Pavia, per la vecchia attrice senza prole ( e qui credo Mr Freud sguazzerebbe come un bimbo in una fabbrica di dolciumi) era un fedele compagno di vita e l'unico tra noi che chiamava per nome ( solitamente la vecchia sbraitava "TU...COME TI CHIAMI...VIENI QUI!) .

Gianna, quel cane "maschio" era la "figlia" che aveva sempre desiderato.

Quello che non potete immaginare è che per contratto la "vecchia" doveva avere Gianna sempre in scena con lei.

Ora,  avere in scena il cane poteva anche passare in uno spettacolo "interno borghese",  ma la "vecchia stronza" se l'era portato anche nel suo Romeo e Giulietta, dove lei,  la pluri sessantenne era la virginale Capuleti.
Provate a mettervi nei panni dello sfortunato Romeo che faceva la sua dichiarazione d'amore ad una vecchia imparruccata su un balcone e al suo cane che se la montava da dietro.
 Ecco. Romeo ero io.

Avere in scena  il cane con un guinzaglio di strass si poteva anche sopportare, anche se l'animale alla fine del secondo  atto, momento più alto e teso dello spettacolo in cui si svela l'assassino, solitamente abbaiava come un ossesso coprendo le parole di noi attori e suscitando le risa della "vecchia" ( faccio notare che nella storia aveva sulle spalle il lutto di due figli brutalmente sgozzati e decapitati) che con voce garrula e piena lo apostrofava dicendo " Amoreee hai fame? Tranquilla adesso finiamo lo spettacolo e poi si mangia" procurando l'ilarità degli spettatori e la rovina della messa in scena.

Averlo in scena si poteva anche sopportare ma ognuno di noi, ora,  lo voleva morto.

"Ti ho trovato mascalzona! Ecco il wurstel della mamma!!!"

Tagli su tela di cento Fontana!
Mille lampadine veneziane in frantumi!!
Specchi caduti dal soffitto in una camera da letto di una "squillo" cinese!!!
Merde pestate ad ogni passo!!!!

Il sogno di noi tutti nuovamente, inevitabilmente distrutto.
Gianna è viva ed è stato ri-trovato dalla sua mamma.

A testa bassa, per non incontrare lo sguardo degli altri e mentre la vecchia riempie il cortile del suo fischiettio sulle note stonate di Maledetta Primavera, ci ritiriamo nei nostri minuscoli camerini e ultimiamo il trucco prima dell'alzarsi del sipario.


QUEI CANI DEGLI ATTORI -PARTE SECONDA-

Alla fine del Primo atto:

"Mr Grant, sta cercando di dire che i miei due unici figli sono stati trovati decapitati sotto il gazebo?"

"Mrs Wrent..."

Pausa. Risate dal pubblico. Pausa.

"Mrs Wrent..."
"Coraggio lo dica!"

"Per me è molto difficile  in questo momento poter fare delle supposizioni Mrs Wrent,  Il suo cane ha abbondantemente defecato sul tappeto!"

Eravamo quasi alla fine e tutto, miracolosamente,  sembrava filare liscio.
Gianna aveva dormito accoccolato al finto camino per quasi tutto l'atto,  ma si era lentamente svegliato, aveva raggiunto me ( Il commissario di Scotland Yard Arthur Grant) e la ricca Mrs Wrent ( la "vecchia stronza") davanti al sofà, si era posizionato,  ed emettendo dei piccoli guaiti, aveva cagato davanti a noi e davanti al pubblico.
Senza battere ciglio, ma incenerendomi con lo sguardo,  la vecchia aveva estratto da una piega del divano un sacchettino per feci si era accoccolata e aveva raccolto l'escremento del proprio cane incalzandomi:

"Avanti me lo dica: erano di Charles e Eddie i due corpi ritrovati sotto il gazebo?!"

"Sì."

SIPARIO
Alla chiusura del sipario mentre ancora udibili sono i fischi e l'ilarità degli spettatori,  la vecchia si è alzata dal divano, mi ha squadrato da capo a piedi e cercando di mantenere una parvenza di signorilità mi ha detto:

"Brutto str...coso, come cazzo ti chiami?! Hai visto cosa hai fatto? Hai reso il mio spettacolo una farsa. Tu hai volontariamente  mandato in rovina la scena. L'hai fatto apposta! Come hai potuto provocare tutto questo??.."

" E' lo stronzo di mezzo metro del suo cane che ha provocato tutto questo signora Plumi."
Ho risposto io, cercando di mantenere a mia volta una certa signorilità anglosassone.

Basita e con gli occhi inniettati di sangue ( ricordava la Glenn Close delle Pericolose Relazioni allontanarsi dal suo palchetto privato sotto i buuu degli spettatori a fine film)   la "vecchia stronza", cane al guinzaglio, esce di scena e si prepara al secondo Atto.

Vi è mai accaduto di essere aggrediti verbalmente senza  avere la forza di dire nulla e solo in un secondo tempo vi siete presi a schiaffi pensando " Ahh avrei potuto rispondere così....! O dire così..."?
Ecco,  potete capire la mia soddisfazione nell'aver detto la cosa giusta al momento giusto, soddisfazione accresciuta dallo  sguardo dei miei compagni,  colmi di gratitudine e stima.

Ma, come nelle migliori commedie, il mio riscatto doveva avere una degna conclusione.

Dall'apertura del sipario non ho ricordi di aver recitato un miglior secondo atto.
Va detto che la vecchia e il suo cane non sarebbero comparsi se non alla fine della commedia, nel momento dello svelamento del colpevole.
Il momento della loro entrata in scena coincideva con un mio:

" Si fermi signorina Slone, non credo ci sia per lei un posto migliore della prigione! E' in arresto."

Dopo di che solitamente Gianna entrava tirando la vecchia in scena si avvicinava alla mia gamba,  cercava di montarla mentre io le davo dei colpetti con la punta delle scarpe ben assestati sul muso.
Quindi nuovamente pronto allo sfottò degli spettatori e alla rovina dello spettacolo dissi la battuta:

"Si fermi signorina Slone, non credo ci sia per lei un posto migliore della prigione! E' in arresto."

Pausa. Io e Barbara ( che interpretava Miss Slone) ci siamo dati una fugace occhiata.
La vecchia non entrava.
Ho ridetto la battuta, cercando di non farla risultare una ripetizione:

"Signorina Slone, le ho detto di fermarsi. Ci sono un po' di cose che dovrà spiegare..."

"Che succede?! Commissario Grant, chi le da il diritto di urlare a mia nipote in casa mia?!"

Finalmente la vecchia si era presentata in scena e continuai:

"Mrs Wrent, Miss Slone non le ha detto la verità sulla relazione tra lei e suo figlio..."

La vecchia non si muoveva dalla quinta. Fece un primo passo in avanti e vidi che il guinzaglio rimaneva teso fuori scena.
Gianna evidentemente non aveva nessuna intenzione di entrare.
Ma invece di lasciare il guinzaglio, come qualsiasi persona normale,  la vecchia si intestardiva  con il tirarlo ancora e ancora.
Benissimo pensai e siamo solo all'inizio di un rovinoso finale.

" Si sieda Mrs Wrent, sua nipote dovrà spiegarci molte cose."

"Preferisco stare in piedi Mr Grant!"

Improvvisò la vecchia continuando dissennatamente a tirare il guinzaglio.

"Forse il cane vuole rimanere a giocare in giardino Mrs Wrent?  "
Dissi io cercando di dissuaderla dal tirare.

"So io cosa è meglio per il mio cane Mr Grant!" disse la vecchia incenerendomi.

Decisi di continuare, anche perché il pubblico cominciava a rumoreggiare.

"Signorina Slone perché ha tenuto nascosto a sua zia la relazione erotica che la legava a suo figlio Charles?  E non solo con Charles ma anche al fratello Eddie?"

"Io non so di cosa stia parlando... " disse Miss Slone /Barbara guardandomi sforzandosi di non scoppiare a ridere.

La vecchia si ostinava  al tiro alla fune col cane , e tirava talmente forte che la parrucca si era staccata dalla testa e le penzolava di lato.

" E di questo cosa può dirmi Miss Slone?  Il suo diario. Un diario dove dettagliatamente descrive l'odio per Mrs Wrent e la volontà di rovinarla ad ogni costo anche mettendole contro i figli arrivando addirittura ad ucciderli per vederla calpestata ? Il motivo per cui noi siamo qui.  Lei Miss Slone  ha ucciso..."

"IL CANEEE!!!"

Osservai Barbara. Non era quella la battuta che mi aspettavo.
L'ho guardata ad occhi sbarrati mentre fissava terrorizzata un punto dietro le mie spalle.
Mi sono voltato e ho vista la vecchia, tremante, a bocca aperta con Gianna, a gambe all'aria.
Morto.
Stecchito.

Momenti magici.
La normalità si inserisce a forza nella fantasia, con semplicità , creando qualcosa di irripetibile e unico, quello che noi attori cerchiamo costantemente di provocare: sorpresa, tensione,paura, gioia e riso, non riuscendoci quasi mai.

Una veloce e silenziosa chiusa del sipario.
Gianna disse poi il veterinario aveva avuto un arresto cardiaco. Vecchiaia.
Straordinario come di fronte alla morte ci si accorga realmente di portare una maschera anche nella vita e sempre di fronte alla morte ce la si toglie con estrema semplicità, senza alcuna difficoltà.
La "vecchia stronza"  diventa una donna sola, piena di paure.
Il vostro narratore quasi si vergogna di ciò che ha scritto fin'ora.
Tra la compagnia si vocifera " Bhè dai, in fondo era solo un cane..."

Ma poi, a poco a poco,  ci si rimette la maschera e si sorride senza vergogna di un' esperienza simile.
Ci si ritrova a raccontarla, ogni volta diversa, ogni volta con un particolare in più, fino a dimenticarsi come le cose sono andate veramente.

Forse il cane non è morto.
No, anzi, il cane potrei averlo davvero ucciso io...

lunedì 12 marzo 2012

MANUALE DI SOPRAVVIVENZA: E’ FACILE USCIRE DALLA "SINDROME DA FALLIMENTO CRONICO" SE SAI COME FARE- PRIMO PASSO



 Amici, luminari e luminarie, miei esimi colleghi,
inizierò questa mia con una doverosa nota dolente: vorrei confermare che ad oggi non esiste una cura che ci salvi dalla SDAFCR “Sindrome Da Fallimento Cronico”  e anche se - sì,  la medicina moderna ha fatto passi da gigante ( naturalmente non in Italia ma all'estero come sempre) - questo tipo di malattia, diffusa ormai a macchia d'olio in tutte le categorie sociali, proprio per la sua difficile e complessa sintomatologia e la sua capacità mimetica, è classificata tutt’oggi come INCURABILE.

Ma non ci faremo certo deprimere da questo. Siamo già depressi. Giusto?

Quindi voglio assolutamente consolarvi dicendo che: è possibile convivere con la sindrome, anzi, senza timore di venir additato come un ciarlatano dai luminari della medicina moderna, posso affermare che essa, se ben conosciuta e allenata, sì ALLENATA, può addirittura diventare una nostra preziosa alleata.

Cari, Care, Cori, la gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi ma quella lenta è finita sotto una macchina, quindi bando alle ciance e affrontiamo  una delle sindromi più diffuse e pertinaci del nostro piccolo mondo teatrale ma comme j'ai deja dit   anche del così detto “mondo tutto” e aggiungo  con esiti a volte assai più tragici , la “SINDROME DA FALLIMENTO CRONICO” o "DA ATTORE FALLITO " (dal greco Σύνδρομο απέτυχε ηθοποιός, dal finlndese oireyhtymä epäonnistunut näyttelijä dal coreano증후군은 배우 실패 almeno credo) è stato per me uno studio diventato presto una missione, appassionante e terribile in egual misura,  e che purtroppo, nella difficile ricerca di una valida metodologia seppure palliativa, mi ha tenuto per molto tempo lontano dai palcoscenici italiani.
Alcuni “ATTORUCOLI”, di cui non voglio fare il nome, affermerebbero che sono “i palcoscenici italiani ad essersi allontanati da me”! Ma non ascoltiamoli. Non ascoltiamoli mai più, anzi, prendiamo spunto da questa deprecabile, ignorante, bassa e per di più falsa affermazione (!!!) per affrontare insieme il primo passo dei dieci che ho teorizzato e messo in pratica  per convivere  con la  “Sindrome Da Attore Fallito”.

Vediamoli insieme:

PRIMO PASSO – l’Allontanamento dal mondo conosciuto
I primi sintomi della SDAFCR (mi rendo conto ci sia da deprimersi anche solo tentando di menzionarla!) solitamente sono accompagnati da una sensazione di torpore. Successivamente si comincia ad osservare ossessivamente le pareti della propria casa in affitto e ci si chiede se un giorno sarà possibile averne una propria, immediatamente si pensa al lavoro che si è scelto, quello precario dell' "arte drammatica", e si comincia a piangere cercando uno spigolo appuntito sul quale far ricadere la testa... se siete ahimé arrivati a formulare questo pensiero siete già da troppo tempo a casa, senza l’ombra di un quattrino, di un provino, e di un lavoro ed è qui che la SDAFCR trova terreno fertile.  
Solitamente la sindrome entra in fase conclamata quando passate a farvi domande del tipo chi diavolo ve l’ha fatto fare? Perché non avete scelto un altro lavoro?! E cominciate a teorizzare che forse la vita per voi ha altro in serbo, e potreste far diventare un "lavoro vero" uno dei vostri hobby "scaccia suicidio" come quello della cucina, dei ferri da calza, degli origami....Ora fate un respiro profondo: siete malati, voglio che lo sappiate, ma per uscirne avete me.
Prima di tutto evitate accuratamente di dire a chichessia la volontà di cambiare vita: potreste sentirvi dire che fate bene, quindi fin dal primo momento in cui si dovesse presentare questa serie di sintomi, evitate accuratamente di avere qualcuno vicino; so che può sembrare crudele, ma vi prego, questo è molto importante per la riuscita della cura. Se siete fidanzati sfidanzatevi, se avete degli amici, dite loro che state partendo per un lungo viaggio, e, quando loro vi chiederanno dove diavolo avete trovato i soldi visto che non lavorate da mesi, riagganciate immediatamente e gettate via la SIM del vostro cellulare. 
Infine, nei casi peggiori, se avete un vostro doppio a piede libero come nel mio caso Federico A. tramortitelo e rinchiudetelo in uno stanzino, dopo un po’ smetterà di grattare alla porta (con Federico A. ha funzionato).

giovedì 1 marzo 2012

MANUALE DI SOPRAVVIVENZA-SECONDO PASSO: caricarsi di energia positiva


Avete gettato via la Sim del vostro telefonino, chiuso la porta a doppia mandata e gettato la chiave di casa vostra nel wc tirando lo sciacquone più volte?
Bene. 
Respirate a fondo. 
Fatelo unaltra volta e soffiate. 
Soffiate via ogni perplessità, vedete come “soffiare” rende tutto così semplice?
Soffiate, soffiate via ogni piccolo appello alla razionalità e soprattutto soffiate via quel quesito.
Soffiate, soffiatelo via: sorrido perché so già cosa vi state chiedendo e la risposta è No! No! No! 
Assolutamente No!
No, nel modo più assoluto: nessuno dei vostri amici attori si è accorto della vostra assenza, e se anche doveste venire in mente a qualcuno di loro sarebbe per un avere un prestito o per ridarvi dei soldi: non trovandovi nel primo caso il vostro “amico attore” chiederà tranquillamente al successivo “amico attore”.
Nel secondo caso si sarà premunito e avrà già cambiato numero di telefono.  
Soffiate, soffiate via tutto!
Ora è il momento di tirare fuori una corda no, non per impiccarvi: capisco siate depressi ma cerchiamo di enucleare nuovi e più giovani concetti!
Dovrete legarvi accuratamente le mani e sedervi a terra.

*a piè pagina le istruzioni per farlo.

Le prossime due ore saranno decisive e dovrete radunare tutte le vostre forze per non, pentirvi e ravanare” con la mano nella pozza del vostro water incuranti di cosa troverete alla ricerca delle chiavi perdute, maledicendo il giorno in cui vi siete soffermati a leggere il mio Manuale pensando -tra laltro- che probabilmente siete stati gli unici così boccaloni da prendervi la briga di farlo,  e soprattutto di eseguirlo, ma voi:
soffiate, soffiate via tutto.

Non temete io sarò la vostra forza.
Non temete l’ IPERVENTILAZIONE non è un effetto collaterale:  è una porta che si sta aprendo.

Dovrete chiedervi ad intervalli regolari:
Come ha fatto Federico B. a recuperare una parvenza di idealismo ed io come posso fare?
Com’è tornato Federico B. a credere nel futuro ed io come posso?
Come sa Federico B. di essere il più grande attore del globo ed io come posso meritarmi almeno un secondo posto?
 Come posso e come riesce Federico B. ad essere sempre così positivo?
Sentite come la mancanza di ossigeno rende tutto chiaro, sentite come la risposta è viva e presente nella vostra mente, come riesce Federico B. e voi come potete? Ditelo. Quella è la risposta:
BEVENDO!
Ora alzatevi e dirigetevi verso la dispensa. Tirate fuori tutto lalcool che avete a disposizione, anche quello Etilico va bene, anzi  è ingiustamente sottovalutato ma è delizioso e lo consiglio anche a voi (per un sorso di RIO-CASAMIA o ANATRA WC -che è più barricato- poi,  potrei arrivare anche ad uccidere...).
Con il metodo di self-bondage che ho riportato in fondo poi, state tranquilli, riuscirete comodamente a prendere una bottiglia risedervi a terra, stapparla con i denti e berne il contenuto.
Come dite? Siete àstemi?
Allora, CHIARIAMOLO IMMEDIATAMENTE: IO SAREI “CAT…TOLICO” (mi pare si scriva così giusto?), MA rispetto il credo di ognuno e credo che anche voi “àstemioti” possiate prendervi delle libertà; il mio è un manuale che non tiene conto dei diversi credi religiosi, e non vorrei inerpicarmi su terreni impervi e offendere la sensibilità di qualcuno, quindi amici àstemi…fate un po’ come vi pare… e SEMPRE SIA LODATO!
Una volta bevuto, tutto mi raccomando è importante, tutto il contenuto, e vi sentite quanto meno rilassati (dico così perché a me ne servono almeno tre) possiamo passare al passo successivo.  
NB Ho avuto un dubbio e devo dire che ho fatto bene! Ho cercato su wikipedia la parola “Astèmio”, e vi ringrazio, Grazie! Devo essere stata per voi un bello spettacolo, una bella scimmietta a cui gettare perle al circo! Sappiate che io non posso sapere tutto! E comunque chi credete sia io?! Un novellino? Vostra madre?!  Siete attori non potete essere “astèmi” , bevete tutto e andiamo avanti!

In pratica il sogno di coloro che praticano il self bondage. http://www.drfatso.org/TecnicheSelf/mani.htm 





Vi serviranno circa due metri di corda, 
un doppio moschettone 
(carabiniere) ed un elastico, 
del tipo resistente e largo tanto 
quanto i Vs. polsi uniti, 
non di piu' (scappa) non di meno (stringe). 
Fate un cappio da un capo della corda ed 
un nodo semplice all'altro capo. 
A circa 20 cm dal nodo semplice 
fatene un altro che blocchi l'elastico 
Inserite un polso nel cappio 
ed usate il carabiniereper bloccare l'altro capo.
 




Arrotolate la corda intorno all'altro polso,
stringendo fino a che non vi possa piu' uscire
la mano.
 




Ripetete intorno 
all'altro polso e continuate,
alternando i polsi, facendo un "8" intorno ai polsi.Quando arrivate all'elastico,fatelo passare sopra le mani fino ai polsi.







A questo punto aprite il carabiniere 
per sbloccare la corda. 
Nelle foto la sequenza viene 
eseguita con le mani davanti. 
Con un po' di esercizio 
potrete farlo anche con le mani 
dietro alla schiena.