venerdì 4 novembre 2011

MOVIMENTI DI PROTESTA PARTE PRIMA

Prima di tutto le dovute premesse: non ho fatto vacanze e non ho bevuto nessun mojito su una spiaggia assolata lasciandomi carezzare dalle onde di fronte ad un tramonto accecante.
No, niente di tutto questo. Perciò - credo capirete - sono incazzato nero.
In compenso, mentre quel cuor contento di Federico A. e G., suo fido scudiero, cercavano dopo il trasloco di raccapezzarsi tra uno scatolone e una rinfrescata alle pareti del nostro nuovo bunker, io Federico B, ho avuto, come è giusto,  molto tempo per pensare alla mia carriera.
Incurante delle loro grida d'aiuto per me  lontane kilometri e kilometri, mi sono lanciato ad esplorare il web alla ricerca del "Provino"con la P maiuscola, "Quel" provino.
Il "Provino", quello che poi si ricorda con affetto e malinconia durante una cerimonia di premazione, il provino che darà finalmente inizio alla mia carriera, e che mi avvicinerà, lo so - ohh come lo so -  sempre più al David di Donatello.

Vorrei notaste che, rispetto al passato, ho deciso di ridimensionare di molto le mie aspettative.
Ho voluto abbandonare, per il momento, la corsa verso l'Academy Award; il motivo è chiaro: ho scoperto che, per andare a Los Angeles, non ci sono transatlantici in economy e dovrei prendere un aereo, di conseguenza fare fuori una boccetta di Valium corretto rhum per affrontare il viaggio.
Ora, nonostante la mia attrazione per gli psicofarmaci, affrontare un viaggio di quella portata e rischiare di stroncare una carriera sul nascere in fondo all'oceano Atlantico non mi trova in alcun modo d'accordo. Mi scuserete... non voglio deludervi,  ma voglio essere assolutamente sincero.
Quindi il David sembra più alla mia portata, un "Freccia Rossa" verso Roma e verso la gloria.

Il "Provino""Quel" provino,  non mi è apparso.
In compenso, scartabellando da un quotidiano on-line all'altro, si assomavano -una a una- notizie che mi lasciavano interdetto, sorpreso, incredulo...
Sembrava - ma confesso che ancora non ci credo - che un nutrito gruppo di "lavoratori dello spettacolo" avesse deciso di uscire dalle proprie polverose sale prove e di apparire alla luce del giorno e di - cito - "protestare contro i tagli del Fus", "L'INDIGNAZIONE non è più SUFFICIENTE" - dichiara un'attempata attrice (con improbabile toupé "Rosso Strehler" noto io"COSTRUIAMO insieme il mondo in cui VOGLIAMO VIVERE!"
Basito riflettei. 
Non che io ne sappia molto di  manifestazioni di protesta, ma se una categoria, come quella degli "attori", con un sindacato che in quanto a influenza e prestigio può eguagliare solo quello delle prostitute senza permesso di soggiorno, decide di fare la sua comparsa a suon di cartelli e urla nel mondo civile, io non potevo essere da meno e volevo essere annoverato in quelle fila.

Lo confesso: già pregustavo il sapore del sangue, lanci di sanpietrini, fumogeni e io portato via, da due sbirri ammanettato, con ancora in bocca il lobo di qualcuno morso via a forza nella colluttazione, urlando a squarciagola " E NOI CHE ATTORI SIAMO MENIAM-MENIAM-MENIAMO!".
Di seguito, naturalmente, sarebbero seguite  interviste sui giornali, la descrizione dei fatti a Porta a Porta con me in miniatura e un plastico della Piazza, poi ospite fisso alla Vita in Diretta, e il mio primo film di denuncia sulle tristi vicende di quei giorni grazie al quale venivo incoronato dalla critica l'erede di Gian Maria Volontè... Sì!
Decisi che era la strada giusta, dovevo protestare conto i tagli del FUS.
Il Fus. A quanto ne sapevo poteva essere la marca di una supposta o l'abbreviazione di un fustino convenienza ma non importa.
Solo più tardi seppi il significato della parola Fus ovvero "Fondo Unico per lo Spettacolo" e già mi sapeva di fregatura ( per "fondo" ho sempre inteso fondo di barile).
Capiì praticamente subito che non mi ero allontanato molto dalla verità.

giovedì 3 novembre 2011

MOVIMENTI DI PROTESTA PARTE SECONDA

Avevo quindi deciso. Sarei stato il "Pasdar FUS-tigatore"!  
Decisi di strappare G. a Federico A, avevo bisogno di un testimone, qualcuno pronto a dichiarare ai network dopo il mio arresto quello che volevo io.
G., sebbene agorafobico, accettò con entusiasmo di venire a manifestare (l'alternativa era scrostare il calcare dal water con uno spazzolino da denti usato imbevuto di Viakal); manifestare a "favore" o "contro" che cosa non lo sapeva nemmeno lui,  visto che la maggior protesta a cui abbia mai partecipato G. fu in qualità di tifoso dopo la vittoria dello scudetto dell'Inter sul Milan, ad opera di Mourinho, ma era comunque pronto e agguerrito con il suo passamontagna giallo canarino......sì giallo canarino...Vabbè sorvoliamo...

La mobilitazione partiva da una grandissima piazza nel centro di Milano, e quando arrivai rimasi a bocca aperta: centinaia,ma che dico centinaia, migliaia di persone assediavano la piazza.
Tutta quella gente era lì per protestare,  persone come me,  lavoratori dello spettacolo se ne stavano lì e avevano messo la loro faccia in favore della protesta.
Mi avvicinai a quello che doveva essere, vista la stazza, un "macchinista" o forse un "contrabbassista" o forse un "corista" o semplicemente "un attore grasso" e dissi:
"Caspita chi l'avrebbe mai detto! Finalmente siamo tutti insieme! Sei attore? "
"A dire il vero, sono operaio metalmeccanico e piastrellista a tempo perso"
Qualcosa non quadrava... e lo incalzai...
" Tuo fratello, tua moglie, tua madre è nel mondo dello spettacolo e sei venuto a dare sostegno contro i tagli del FUS...?
"I tagli di che?...Ahh ho capito voi siete gli artisti" e continuò come parlando ad un sordo:
"Qui- noi- siamo i "lavoratori";  gli- "artisti "- sono -laggiù..."
In preda allo smarrimento mi girai  ed in fondo, molto in fondo al corteo notai un... baldanzoso trattore.
Sì, un trattore da aratura.
Un trattore coperto di drappi e broccati, resti di sipario, naturalmente rosso come da tradizione e le classiche maschere di cartapesta sorriso-tristezza malamente agganciate al... Sì, all' aratro meccanico.
Dieci forse undici persone con pantaloni neri, lupetto nero a collo alto ( notare che era Giugno!) si ingegnavano con nastri, chiodi  e colla per farlo sembrare "teatrale".

Guardai istintivamente gli altri gruppi attorno al mio, gruppi di centinaia di persone unite ed incazzate  poi guardai il nostro carro di protesta, non che credessi di trovarmi di fronte a tutti gli attori e gli artisti milanesi, ma dieci, undici persone mi sembravano davvero poche...
"Ecco là il gruppo degli attori" fece G. "Siete un po' pochini ma immagino che siamo un po' in anticipo gli altri arriveranno"
"Gli altri siamo noi- io e te-" risposi mesto e affranto.
"Federico il vostro carro è davanti a noi perchè stai andando dalla parte opposta?"
Maledetto G.!
"Coraggio Fede saranno pochi ma se ti aggiungi sembreranno centinaia,  manchi solo tu. "
"Tutto questo lo trovi divertente vero?"
"Immensamente" rispose G.

Mi decisi, passai a testa alta davanti a G. ed avanzai a grandi passi verso il trattore.

mercoledì 2 novembre 2011

MOVIMENTI DI PROTESTA PARTE TERZA

"Ragazzi, guardate un po' chi sta arrivando?! Se stiamo sognando non svegliateci! C'è  il "Toni Servillo" del Triveneto! la nostra Eleonora Duse dal maschile sembiante! Il Principe degli attori di Milano! Ma che dico "di Milano", del mondo!"
Chi grida verso di me in equilibrio precario sul tetto del trattore è U. vecchio collega di uno dei miei ultimi spettacoli (che nessuno ha mai visto) in compagnia di altri nove attori che appena capito chi ero gli hanno fatto eco ridendo e additandomi.
Ero...incredibilmente commosso!
Sì, commosso era la parola giusta.
Dissi a G. prima di avvicinarmi al "carrozzone":
"Bhè, saranno pochi ma un' accoglienza così calorosa non me l'aspettavo...chi l'avrebbe mai detto!?"
Mi parve che G. cercasse disperatamente di dirmi qualcosa ma ormai ero davanti ai miei prodi e cercavo rispettosamente di azzittire le risate con un cenno della mano:
" Vi ringrazio per la bellissima accoglienza " dissi abbassando umilmente lo sguardo "ma compagni, oggi non sono qui in veste di artista, ma più come umile artigiano, oggi sono qui per rendermi utile. Oggi non sono un attore..OGGI NON SIAMO ATTORI PER DIO! OGGI NOI SIAMO UN MOVIMENTO!!"
Guardai i miei compagni  uno ad uno.
Ammetto che mi chiesi per quale ragione non fosse scattato un applauso dopo un incitamento di quella portata, ma immediatamente capii: ero riuscito ad azzittirli, a creare "il silenzio", una sospensione.
Loro, i miei compagni, non riuscivano a trovare le parole per ringraziarmi.
Infine U. trovò la forza di avvicinarsi a me e porgermi, a mo' di scettro, una matassa di passamaneria verde pistacchio:
"Incollala ai bordi del trattore" disse senza tradire la minima emozione, fissandomi con occhi che -per un attimo ma solo per un attimo- mi sembrarono inniettati di sangue.
"Sono qui per questo. Per fare del bene" risposi con un sorriso magnanimo rivolto a tutti, nessuno escluso.
Com'è dolce IL POTERE  quando lo si conquista con animo cristallino, e il mio lo era: trasparente e cristallino come la vodka.
In poco tempo orlai di passamaneria verde pistacchio tutto il trattore, anche se, lo confesso, ebbi ad un certo punto una battuta d'arresto. Un dubbio, un quesito si era fatto strada nella mia mente impedendomi di continuare: perchè mai  un carro di protesta doveva avere le sembianze di una teiera di dubbio gusto?  Ma subito una voce di dentro, carica di saggezza e di possesso esclusivo degli animi cristallini come il mio,  mi disse che la condivisione di quella riflessione con i miei compagni non avrebbe giovato alla mia persona, quindi nuovamente sereno, mi rimisi a bordare il trattore, sorridendo come un martire in odor di beatificazione.
Finimmo di ornare il trattore.  Mi innalzai in cima all'aratro meccanico con lo sguardo rivolto verso l'alto, pronto a recitare una lunga preghiera di buon augurio, ma non mi fu permesso.
Venni tirato giù a forza dal trattore rischiando di perdere la corona di cartone e lo scettro che mi ero costruito in una pausa.
Mi sorprese quel gesto, ma riuscii ad interpretarlo (sempre grazie al dono della mia voce interiore): per loro, gli apostoli, forti di braccio ma dal cervello fino, quel gettarmi letteralmente sul selciato era come un modo, chiaramente bifolco ma sincero,  di ringraziarmi: avevo fatto il possibile, tutto quanto era in mio potere e non mi avrebbero permesso di fare altro, ora toccava a loro.
Da lì a poco sarebbe partito il corteo dei lavoratori.
Tutto era chiaro.



















 Avevo capito, sempre grazie alla mia voce interiore, che le migliaia di persone attorno al nostro carro non potevano essere lì per i tagli del Fus, c'era un enorme manifesto in testa al corteo che intitolava "FESTA DEL LAVORO" e molte migliaia di volantini con su scritto FESTA DEL LAVORO quindi riflettendo capii che se tanti lavoratori, "veri" lavoratori, erano tutti insieme a  manifestare, doveva essere per forza la festa del lavoro in "GENERALE" non solo la nostra... vabbè confesso di perdermi io stesso in questo complicato ragionamento, vi basti sapere che per me tutto era chiaro, limpido e cristallino, soprassediamo.
Una voce tonante in testa al corteo farfugliava con un megafono parole incomprensibili di cui però coglievo i punti salienti: "governo ladro"" Ci hanno rubato tutto" e varie volte la parola "merda" e "merde", comunque con un remix di Lady Gaga, sparato dalle casse di un carro di un centro sociale, devo aggiungere un po' eccessivo in decibel, si dette inizio al pellegrinaggio per le vie di Milano.
U. come mio vice, microfono alla mano, elencava con voce tonante tutti i tagli che il governo aveva fatto al teatro e all'arte e gli altri otto sopra il trattore spillavano birra e lanciavano volantini.
(La birra veniva data ai passanti per recuperare i soldi del noleggio del trattore e comunque eravamo tutti d'accordo che per affrontare la manifestazione e non deprimersi per i tagli del Fus era meglio essere ubriachi) 
Io avevo deciso di rimanere a terra e di seguire il trattore a piedi scalzi, mi sembrava di essere più utile alla causa salutando con la mano e mandando baci alle migliaia di persone che ci osservavano sui marciapiedi.
Quando G. mi si avvicinò -indossando il suo passamontagna giallo canarino- e mi disse, parole sue,  che era "UN CORTEO DI PROTESTA E NON IL CARNEVALE DI RIO",  capii che dovevo pregare e aspettare fiducioso.
Fu in quel momento che mi apparve: vidi dapprima una grande luce poi,  Lui,  mi sussurrò all'orecchio.
Una lacrima scivolò sulla mia guancia destra, ne assaporai il gusto con la lingua  e sorrisi annuendo con animo cristallino: "grazie" sussurrai.
Bevvi il secondo boccale di birra che avevo in mano (o forse era il terzo boccale?! O il quarto?), lo bevvi tutto d'un fiato.
Ora sapevo cosa fare.

lunedì 8 agosto 2011

Una parvenza di normalità


Approfitto di questo raro momento di pace mattutina per dire anche io la mia...Federico B fortunatamente dorme, pur soffrendo di insonnia feroce, miracolosamente dorme. Mi devo scusare con quanti hanno avuto e avranno la sfortuna di incrociare Federico B in questi anni e negli anni a venire: mi rendo conto, non è facile, non lo è nemmeno per me.
Sì, per quanto io abbia un colloquio costante e diretto con lui, non riesco sempre a placarlo né a capirlo, pur facendo entrambi lo stesso lavoro.
Non che io non provi ad ascoltarlo, ma lui riesce sempre a passare dalla parte del torto, riesce a farmi incazzare dopo cinque minuti e me ne vado sbattendo la porta.
Una delle sue frasi preferite ė che io non avrei "il senso dell'ironia"! Credete, anche adesso che lo scrivo, sento una rabbia farsi strada dentro e devo prendere un bel respiro, contare fino cinque per continuare a scrivere.
1,2,3,4 e 5...
Ok, dunque io non avrei il senso dell'ironia! Va bene, ne sono privo! E di solito lo incalzo dicendo : " E la tua? La tua sarebbe ironia? Una serie sconclusionata di deliri e storie che vorresti suscitassero una risata a denti stretti, ma che ottengono solo il fastidio, nel migliore dei casi l'indifferenza di quanti hanno la sfortuna di dover leggere?"
Di solito poi Federico B mi guarda con espressione basita, ed ė lì che sento forte il sapore della vittoria:
" Perché lo fai? Che problema hai? Hai mai pensato che forse quello che racconti è solo un mondo fantastico che non rappresenta la realtà, ma è il tuo egocentricoautoreferenziale punto di vista? Andiamo! Prova a pensare a quante persone,me compreso, vivono questo lavoro con passione e dedizione, e non sono nemmeno lontanamente vicini alle "creature" che descrivi con tanta precisione, ma nemmeno tu poi sei così, vorresti, ti sentiresti più forte ma non lo sei...e aggiungo questo, se mi "permetti" ( noti il sottofondo ironico Federico B.?!) tu dovresti prendere esempio da me: cercare di essere amabile, altruista, fedele, simpatico, forte, deciso, studioso, e per quanto tu ne sia tentato mai, (mai!), perdere quella "parvenza di normalità" che ė alla base di una convivenza civile e democratica. E con questo ho concluso....ah aggiungo non provare a ribattere cominciando a filosofeggiare sul compito dell'artista che non deve "preoccuparsi di essere scomodo" e "deve rappresentare la realtà così come la vede e non per come ė..." perché 1 mi spiace, non sei un artista e 2 con me non "attacca". Ho davvero concluso ora. Niente da dire Federico B?"
"Tu non hai il senso dell'ironia."
Ed è in quel momento che mi alzo e me ne vado sbattendo la porta!
Federico A

mercoledì 27 luglio 2011

"ODIO I BONGHI!" PARTE PRIMA Una serie di sfortunate coincidenze

Molto spesso mi è capitato di uscire, dopo una dura giornata di prove di uno dei tanti spettacoli che nessuno ha mai visto, e camminare ai margini di qualche -raro- parco milanese dialogando apertamente con il "mio personaggio"...Il personaggio che di volta in volta dovrei interpretare in uno spettacolo  e  che generosamente decido di non lasciare in sala prove ma di portare con me...OK mi spiego: in genere ci tengo molto ad avere un rapporto aperto sincero con il mio personaggio, già è difficile interpretarlo se dovessi risultargli antipatico -cosa molto probabile tra l'altro- non penso che me la caverei offrendogli una birra; so che ci sono varie scuole di pensiero su questo tipo di rapporto, il rapporto attore/personaggio, e forse per qualcuno questa relazione extra-lavorativa è la prima prova inconfutabile che dimostra chiaramente che sì, ho qualche problemino a livello psicologico, ma al di là del vostro giudizio voglio darvi un consiglio spassionato: amici Attori e anche voi, esseri umani con i vostri amici immaginari, fidatevi, non ascoltate psicologi e registi che vorrebbe convincervi del contrario: non abbandonate mai i vostri personaggi, a volte possono diventare gli unici rapporti autentici che avrete mai nella vita.
Mi capita di camminare dicevo:  in quell'occasione passeggiavo lungo parco Ravizza  con Dorimandt ( il mio personaggio) quando d'un tratto, nel bel mezzo di un acceso litigio tra noi su come recitare una battuta, sentimmo  in lontananza un suono sordo, "d'africana memoria" mi suggerì Dorimandt,  che associammo immediatamente a quello dei bonghi.
Per chi non lo sapesse il "bongo": è uno strumento musicale a percussione,  costituito da: una pelle di origine africana a una sola membrana ( su wikipedia non specifica se "pelle umana" o d' "animale") posta nella parte alta, di un risuonatore di legno a corpo doppio, con due suoni di diversa altezza: medio e acuto. Si percuote con una o più dita a seconda dell'intensità desiderata.
Solitamente il bongo è usato nella musica africana... e nei parchi milanesi da "giovani artisti"  che si ostinano a "batterlo" preferendo un livello "acuto" anzichè propendere per un più democratico livello "medio"!

Ero appena uscito dall' "Accademia di arte drammatica " FPF ( In realtà scuola civica ma ho sempre pensato FPF Facesse Piu Figo dire Accademia)  e lo confesso ne fui terribilmente attratto... scusate... come dici? Sììì "ne fummo", "ne fummo terribilmenti attratti" lo sto scrivendo Dorimandt...sììì!
Scusate ci metto un secondo:
"ALLORA DORIMANDT,  CHIARIAMOLA SUBITO QUESTA COSA: IL PROTAGONISTA DELLA MIA VITA SONO IO, OK?!"

Si avvicinava la bella stagione, tra breve il mio primo anno di studio a Milano si sarebbe concluso.
Non fu un anno semplice: mi si rimproverava di prendermi troppo sul serio ( io? perchè mai?!) quindi,  contravvenendo alle mie ben note abitudini di distacco e gelido disprezzo, che qualcuno arrischiava a definire "aristocratiche" (mio padre, macellaio da tre generazioni, ne sarà stupito e fiero), mi avventurai tra i prati cercando la sorgente di quel percuotere forsennato. 
Giunsi ad uno spiaz...ad una "radura"( FPF) e mi apparve un gruppo indistinto di ragazzi e ragazze sorridenti e saltellanti al suono delle percussioni. Mi fermai. Erano probabilmente intenti, provai ad azzardare guardandoli,  a ricreare (infoiati dal caldo, dalla birra, dai bonghi) quello che per loro doveva essere una Woodstok in salsa "padana", anche se non si rotolavano nel fango e a Woodstock probabilmente non c'erano mai stati,  o forse un "collettivo di studenti sessantottini" che si ritrovavano a onorare la morte di Ernesto Che Guevara, anche se dovetti osservare che a giudicare dall'età e dalla spensieratezza forse non avevano idea di quello che doveva essere stato il sessantotto e di Guevara avevano  solo l'effigie stampata sulle magliette.  Forse c'ero arrivato: erano un nucleo di "rivoluzionari" in abiti etnici, che protestano ballando contro lo stra-potere borghese, anche se, visto il prezzo degli abiti etnici e il potersi permettere di stare lì più sere a settimana, li classificava, purtroppo per loro, tutti indistintamente "borghesi"...non riuscivo a venirne a capo... Ma certo!  Non vi era alcun dubbio nella mia mente ora: non erano"esseri umani", erano"aspiranti attori".  
"Fede!"
Troppo tardi mi avevano riconsciuto.
Chi sono costoro in vesti di lino e a piedi nudi nel prato?
"Zitto Dorimandt, te lo spiego dopo"  
A. il mio compagno di corso si avvicinava tutto eccitato:
"Ho tirato fuori dal bagagliaio i bonghi che ho portato dal Burkina Faso! E' stupendo, siamo così "insieme" capisci, "un unica massa che respira"! Sto insegnando ai ragazzi come si suonano bonghi vieni anche tu..."
"Ma tu non sai suonare i bonghi..."
"Ho anche una cassa di birre ghiacciate e del rhum"
"Va bene mi fermo."
Eccoci arrivati al primo livello di gioco: avere la forza di entrare all'interno di un gruppo di "aspiranti attori" e permettere loro di entrare nel tuo spazio vitale mentre si ostinano a violentare un bongo di legno. 
Se superi questo e riesci a berti una bottiglia di rhum puoi passare al secondo livello.
Saluto tutti, sfoderando un sorriso empatico e aperto il più possibile da "compagno di sinistra",  cerco di sedermi sul prato, strizzo l'occhio alle zanzare tigre che si stanno posando sulla mia spalla e mi limito ad assistere al "concerto" vedendo girare  la bottiglia di ruhm e aspettando che arrivi tra le mie mani. 
Conosco quasi tutti: qualcuno l'ho visto recitare nei saggi scolastici, o nei teatri di Milano, qualcuno è già uscito da scuola,  li conosco, e so perfettamente che sanno chi sono io. 
Almeno spero!
L'importante ora è sapere "cosa" hanno sentito dire...
Stop. 
Autocensura. 
Perché devo rovinare una bella serata con questi pensieri satellite?
Perche sei un insicuro..
Dorimandt!  Potrei abbandonarti sull'autostrada.
"Ciao sono Pierre"
"Ciao sono Federico"
"Sei un attore? Ti ho già visto da qualche parte..."
"Sì!"
Chi è questo Pierre? Come mi conosce? E' un aspirante fan? Mi dirà che mi ha visto nell' "Opera da tre soldi"?  Crede che io sia fantastico?
"Sai suonare i bonghi?"
Non era questa la domanda che mi aspettavo ma  ...
"No. Non so suonare i bonghi".
E nemmeno lui,  a giudicare dalla sua performance, che mi costringe ad alzarmi,  cambiare posto e avvicinarmi alla cassa della birra.
Ne prendo una,  e sono tentato, conoscendo l'atavica voracità di noi attori, di intascarmene un'altra per dopo. Lo faccio.

Più tardi sono riuscito a bere solo due sorsate di rhum e una birra, ma non riesco a mettere insieme un pensiero di senso compiuto: forse perchè percepisco le urla di generazioni di popoli africani che si stanno rivoltando nella tomba maledicendo il mio amico A. e la sua ensamble di percussionisti.

Per suonare uno strumento, purtroppo,  non basta "crederci" come facciamo a teatro,  ma bisogna "saperlo" suonare.

"Ti stai divertendo?"
Non rispondo e mi limito ad aprire la seconda birra.
"Ti devi rilassare Fede, questo è il tuo problema"
Osservo A. che mi cinge le spalle con un sorriso complice.
"Ti ho osservato a lungo sai quest'anno e anche se penso che sei un attore "straordinario"...

Non credete mai ad un attore che usa la parola "straordinario" per definirvi: mente.

"...nello stesso tempo credo anche che la tua ansia non ti sarà di nessuno aiuto, anzi potrebbe rovinarti, se mi permetti..."
"NO, non ti permetto."
"Ti adoro.  Dicevo: se mi permetti vorrei parlare un po' con te"

Ci siamo. Riconosco subito l' atteggiamento dell' "attore" che senza aver avuto il tuo permesso, in quattro e quattr'otto si fabbrica un piccolo palcoscenico, si posiziona l'occhio di bue e si prepara per fare un monologo, o meglio un dialogo per voce sola, dove ricopre il ruolo di " tuo migliore amico".
Riconosco immediatamente questa pratica: l'ho inventata io.

A. mi fa sedere a  forza sul prato, si schiarisce la voce, tira fuori dal taschino della sua camicetta coloniale una canna lunga mezzo metro e comincia:
"Hai mai pensato che forse hai bisogno di sfogarti in qualcos'altro che non sia il teatro?..."
Penso tra me "Sì, dovrei scopare."
"...Te lo dico perchè se tu fossi meno ansioso, raggiungeresti più in fretta quello che desideri. 
Vedi Fede: io non sono meno ansioso di te. Ma mi distraggo con la cucina..."
Fai uso di droghe...
"...Mi sfogo facendo percussioni, suonando della buona musica..."
Sulla buona musica avrei qualche piccola perplessità...
"....E poi Fede, ma di che cazzo stiamo parlando? Di teatro! Tu credi veramente che il gioco valga la candela? Credi veramente che valga la pena tutta l'ansia e la fatica  che ci stai mettendo? Credi veramente che basti lo studio...
Sì! Perchè non mi sono alzato in quel momento e non ho cominciato io,  un monologo dei miei?

Qualcosa di strano stava accadendo: io, Federico B., stavo "ascoltandolo".

A. comincia ad urlare:
"Pierre vieni un po' qua...conosci Pierre? Una persona fighissima fa l'attore..."

Che strano!Ma dai!? 

Qualcosa mi diceva che dovevo andarmene, stavo cominciando a sudare, sentivo l'agitazione, un sapore aspro in bocca, allucinazioni olfattive: uno strano odore di merda, come di fregatura. Avevo voglia di bere e il fin troppo giovane Pierre si avvicinava con la bottiglia di rhum ancora mezza piena...
e viene a sedersi accanto a me.
"Ciao" faccio io.
"Sono Pierre ci siamo conosciuti prima..."
"Lo so. Stavo salutando la bottiglia di rhum che hai in mano."
Pierre mi passa la bottiglia.
A. si rolla la seconda canna: 
"Pierre vuoi raccontare a Fede perchè sei qui?"
"Sto facendo un film... e tu che stai facendo? Lavori?"
Stronzo! Stronzo! Me lo chiede a tradimento lo stronzo. 

( Vi chiedete il perchè di tanto astio? Abbandonate la lettura e cliccate su MANUALE DI SOPRAVVIVENZA: IL SAPORE DEL SANGUE una volta letto tornate a questa lettura, tanto vi aspetto alla seconda parte)

ODIO I BONGHI!! PARTE SECONDA Una serie di sfortunate coincidenze

 Decisi di rispondere alla provocatoria domanda di Pier con assoluta sincerità..."Mi sto guardando un po' intorno, faccio cose, vedo gente. E' stato un periodo di lavoro intenso e ho deciso di prendermi una pausa per tirare il fiato..."
"Federico di cosa stai parlando?!  Io e Fede abbiamo appena finito il primo anno di scuola, Pierre, non stiamo lavorando..."
A. che tu sia Maledetto!
"Ma lui non sembra uno studente..." dice Pierre riferendosi a me, come a dire, e lo dico con fierezza,  che sembro un "attore fatto e finito"...
"Noo, è che è solo molto, molto più vecchio di noi,  ma sta studiando con me...Piuttosto...Stavo dicendo che Pierre,  sta facendo un film con Michele Madido!"
Pierre si tira indietro con inaspettata modestia:
"Dai A. ma perchè devo mettermi qui a parlare di queste cazzate, godiamoci la serata, suoniamo balliamo..."
Ancora non mi ero ripreso dall' essere stato definito un "Pensionato del teatro" che sentendo la parola "film" l'ho incalzato:
"Com'è recitare in un film?"
D'un tratto volevo sapere tutto di lui.
"Ma niente di che...vai lì tutto il giorno dici tre battue e poi a casa..."
Capisco.Il giovane Pierre ha un piccolo ruolo secondario, ma io voglio sapere:
"I protagonisti chi sono?"
"Io sono il protagonista!"
No, Pierre non ha un piccolo ruolo secondario!
"Capito?! E' il protagonista lui!" dice A. strizzandomi l'occhio.
Invidia! Odore di merda...Intendiamoci : Io credo che l'invidia quando è sana sia...cazzate!
L'invidia non è sana, l'invidia è invidia!
"Sono molto contento per te, spero capiti anche a noi questa occasione prima o poi" 
Visto? Non vi aspettavate da parte mia una risposta così calma e posata.
" Non vedo perchè no, a me è capitato per caso, stavo recitando a New York..."
A New York!
"Quando mi chiama il mio agente..."
Il suo agente!
"E mi dice che Michi stava..."
"Michi?"
"Sì...lo chiamo così Madido. A lui piace, fa più paterno...Michi stava venendo a NewYork per vedermi, ero nervosissimo anche perchè era la prima volta per me...Ti spiace se bevo un po' di rhum, vedo che ti piace!? "
Pierre, non senza difficoltà, mi strappa la bottiglia dalle mani, beve un sorso e si sdraia sul prato:
"Tutto è successo in un lampo: ero a fare surf nel sud della Spagna, mi chiama questa mia ex morosa anche lei attrice, mi dice che le hanno detto che a Milano fanno un provino top-secret per un teatro, ma lei conosce il produttore e mi fa chiamare. Vado là, mi imparo un monologo, mi fanno spogliare nudo e  senza farmi recitare nulla mi prendono.  Capisco che sono in una produzione della madonna e che giro mezzo mondo...poi vinco un premio che sinceramente non ricordo come... miglior "attore giovane" mi pare. Parto per New York e arriva in volo Michi, mi provina in un ristorante italiano, che paga lui, e mi prende per il film..."
 Attimi di smarrimento e infine dico:
"Come si chiamava lo spettacolo?"
"Nudi alla Meta"
Pierre si alza e corre a prendere una birra. Vuoto. Guardo nel vuoto, non sento più nulla, solo l'odore di una grande, immensa, merda. 
Davanti a me ho Pierre Franchetti, ecco chi è! Dicono sia straordinario, intenso. Nello spettacolo interpreta il difficile ruolo del  fratello muto del protagonista che oltre a questo handicap combatte anche una pesante forma di priapismo...
Non fate quella faccia! Mi rendo conto suoni strano...ma avendo ormai il teatro raccontato tutto e dovendo competere con altre forme di comunicazione come la televisione e il cinema, non è poi così assurdo che sul palcoscenico si parli di priapismo.
Insomma: tra un protagonista  a teatro il cui conflitto interiore  è combattere contro erezioni perenni e dolororse e vedere una "maggiorata" del piccolo schermo abbaiare mentre  interpreta Ofelia preferisco di gran lunga il primo! E anche voi lo preferite, su, non siate iprocriti!
"Vuoi dell'lsd?" 
A. si avvicina a me, estrae una bustina dal pantalone safari e mi strizza l'occhio, che a quel punto sì, ho capito essere un tic da astinenza.
Io non faccio uso di droghe. Purtroppo. 
Sto per rifiutare getilmente l'offerta quando ho un illuminazione! Mi paralizzato, non riesco a proferire parola, gli occhi mi si riempiono di lacrime, provo una vergogna feroce.
"Qualcosa non va?"
"Oddio nooo!"
" Federico, ho voluto che tu parlassi con Pierre, per farti capire che a volte nella vita ci vuole una buona dose di fortuna. Non mi sembra il caso di piangere. Non capisco. Perchè fai quella faccia?"
"Mi sono seduto su una merda di cane!"
Ecco che cos'era quell'odore costante! Ed io che credevo fosse un'allucinazione da visione profetica.
Era merda! Merda vera!
Mi alzo di scatto mentre A. ride!
"Vedi parlavamo di fortuna e tu ti siedi su una merda...che vuoi di più!?"
"Prendere un bongo e dartelo in testa! Aiutami... !"
Ci raggiunge Pierre che senza proferire parola apre il suo zaino e mi porge un paio di bellissimi pantaloni di lino, che avevo già addocchiato in una vetrina ma che avrei dovuto vendere un rene per avere...
"A me non servono prendili pure..."
"Pierre, davvero, non vorrei rovinarteli sono stupendi costano un sacco..."
"Fede prendili, tanto ci rivediamo e me li puoi ridare"
Sì, mi sforzai di promettere a me stesso, sì , non avrei fatto "Quello che fa finta di niente, quello  che si dimentica e se li tiene" ma glieli avrei ridati. Un giorno.
Forse.
Pierre si era rivolto a me come ad un amico di vecchia data... un amico, sincero, leale autentico...
Era candidato a diventare il mio attore preferito.
"Grazie Pierre"
Mi cambio velocemente i pantaloni, e controllando il terreno mi siedo accanto a Pierre, mentre A., già pieno della sua dose, insegue fate e folletti per i prati...
"Grazie Pierre. Posso dirti una cosa?"
"Dimmi..."
"Ho sentito parlare moltissimo di "Nudi alla Meta" e ti trovo un attore "straordinario"..."
"Mi dicono di diffidare sempre da quelli che mi definiscono "strordinario" perché di solito mentono..."
"Davvero?!"
"Comunque va bene lo stesso..."
" No ma io lo penso: ho letto le critiche, ne ho sentito parlare...anche se non l'ho visto"
Noi attori ci lamentiamo della mancanza di spettatori a teatro ma siamo i primi a non andarci...
Pierre mi sorride e dice:
"Ti dovresti rilassare un po' sai Fede...io dico sempre che la vita è una sola e dobbiamo godercela"
"Perbacco Pierre, che osservazione originale!"
"Grazie"
Il mio nuovo migliore amico sarà anche una promessa del teatro, ma certo non brilla per autoironia.
Mi stendo accanto a lui a osservare le stelle...
Silenzio. 
La festa sta per concludersi, tutti sono mollemente adagiati sul prato, i bonghi finalmente tacciono...Solo un immenso  e pigro silenzio tra noi due.
Quando tra amici si crea silenzio,  immagino  che per molti di voi stia a significare forte empatia e confidenza,  ecco:  per me è come l'estrazione di un molare senza anestesia, pesante!
Vivo di parole, e parlando morirò...
Quindi mi rialzo cercando di non disturbarlo, e gli sussurro un 
"Grazie Pierre"
"Di cosa?"
"Dei pantaloni e...grazie per questa sera."
Faccio per andarmene, ma invece di starmene saggiamente zitto, "sento" di dovergli dire qualcos'altro...
"Sai Pierre, grazie a te mi sono messo un po' in pace con qualcosa che mi perseguitava"
"Cosa?"
"La fortuna... non riuscivo ad accettare che ci volesse anche una buona dose di fortuna nel nostro lavoro, e tu te la meriti. Hai studiato tanto, ti sei impegnato, hai talento e hai avuto anche fortuna,  come hai cominciato?"
"Sono perito meccanico"
"Sì. Ma il diploma di attore dove l'hai preso?"
"Quale diploma?"
" Avrai fatto dei corsi di recitazione chessò,  il Centro Sperimentale di Roma?"
"No"
"Dei laboratori di specializzazione?"
"No. Ti ho detto che è accaduto tutto in un lampo...facevo l'istruttore di windsurf nel sud della Spagna, ma mi ero rotto le palle, allora ho detto alla mia ex che volevo fare l'attore che mi sembrava il lavoro per me, perchè si viaggia, si fanno un sacco di soldi ..più soldi li fai al cinema che in teatro devo dire, sei d'accordo anche tu!?... Però col teatro sono stato in mezzo mondo, quindi va bene lo stesso...Fede ma che hai? Sei rosso in viso ti senti bene?"
NO. Non mi sento bene:
" Pier tu mi stai dicendo che ti sei alzato una bella mattina e ti sei chiesto:" Che cazzo faccio oggi? Trovato! Faccio l'attore!" ? "
"Bhè c'ho pensato un po' prima...."
" Io che ho deciso fin da piccolo di fare questo mestiere, ho lavorato per anni con  compagnie di teatro amatoriale, poi sono entrato in Accademia..."
"Ma la vostra non è un' "Accademia"..."
"Fammi finire! Lavoro dalle nove del mattino fino alle dieci di sera, ballo canto, interpreto, mi faccio fustigare da un maestro di teatro giapponese che mi vuole vedere morto,  se faccio tutto questo sarei un coglione?!"
"Ma no, non l'ho mai detto?"
"E' il tono che hai! Il tono!!!"
"Ma quale tono?"
"Senti. Io ho un rapporto molto sereno con l'invidia, te lo giuro, invidio dichiaratamente chiunque  faccia più di me. Ma se devo pensare che oltre alle frustrazioni con le quali combatto giorno per giorno nel confronto costante con attori professionisti molto più bravi di me, va ad aggiungersi anche quella per un maestro di surf che probabilmente  può dire di aver iniziato la sua carriera come attore in "Nudi alla Meta" perchè ha un organo sessuale di notevoli dimensioni, questo mi fa incazzare!"
 "Non ti seguo.."
"Va a fan culo! mi segui adesso?! Mi devi perdonare Pierre, non ce l'ho con te davvero...ma come diavolo fai a non capire? Io non potrei fare un trapianto di cuore se non fossi un dottore, non potrei fare il pubblico ministero se non fossi laureato in legge, non potrei fare il panettiere se non sapessi fare il pane!!! Mentre nel nostro lavoro anche mia nonna, se un giorno si svegliasse particolarmente ispirata potrebbe andare a fare un casting per il cinema, per la pubblicità, per il teatro! Potrebbe passare il provino e dire "CAZZO SONO UN ATTRICE"!!!..."
"Comunque io sono normodotato..."
"Me ne vado...i pantaloni..."
"Puoi tenerli, tanto mio padre è a capo dell'azienda che li fabbrica..."
"PURE!?"
 Mi allontanai a passo sostenuto e senza voltarmi indietro.
"Non c'è alcun senso!" mi dicevo "Alcun senso...Posso anche accettare che la fortuna, meglio: il caso governi le vite di ognuno di noi, le assoggetti, le renda schiave, ma se nemmeno studiando una persona ha la certezza di avere un' "eccellenza" in più rispetto ad altri, un lasciapassare, un diritto,  allora, che si studia a fare...?"
La tristezza prese poi il posto della rabbia e raggiunsi la calma.
Mi fermai. Volevo tornare indietro a scusarmi.
Come spesso mi capita, non riuscivo più a distinguere se le mie erano delle giuste posizioni o invece avevo fatto quella scenata per invidia e gelosia.
Non riuscivo ad accettare che Pierre da maestro di surf con tutta probabilità, dopo aver recitato in uno spettacolo di successo e poi protagonista di un film importante, sarebbe riuscito ad avere una posizione che io potevo soltanto sognare e tutto per una serie di "fortunate coincidenze".
Chi non vorrebbe una volta nella vita che qualcosa accadesse in modo facile? Chi ai giorni nostri può dirsi soddisfatto e di aver raggiunto quello che voleva seguendo una strada di sacrifici?
Non se ne esce, non ci sono risposte, e la vita non è poi così lunga da ricominciare continuamente daccapo.
Forse potrei imparare a suonare i bonghi e azzerare il cervello?
Forse mio gentile amico, non hai scelta. Decidesti allor di rischiar e tosto rischi. Di tornàr sui passi tuoi non è  più tempo...
Grazie Dorimandt... Un bel respiro su... Un sorriso beffardo, mi pongo sul confine, senza paura,  lascio tutto dietro le mie spalle, davanti a me un mondo fantastico, supero la linea e Puf!
La realtà non esiste più...



martedì 26 luglio 2011

MANUALE DI SOPRAVVIVENZA: IL SAPORE DEL SANGUE


Dovete sapere che gli attori si dividono sostanzialmente in due categorie:
"Attori che lavorano" e "Attori che NON lavorano". 
I primi solitamente appaiono solari, dal liscio incarnato e parlano, parlano, parlano molto volentieri di loro stessi, delle incredibili e formative esperienze che stanno facendo o dei contratti che hanno firmato o firmeranno.
Capita di incontrarli in un foyeur di teatro, ad una festa,  ti salutano velocemente con uno sbrigativo e per nulla sentito "Ciao, come stai?" e tu rispondi a tono con un asciuttissimo e falsissimo "Bene!" e cerchi di dartela a gambe il più in fretta possibile, ma lui -che lo sa-  passa in controtempo alla seconda domanda:
" Che stai facendo in questo periodo? Lavori?".
Questa DOMANDA,  che a noi attori risulta più fastidiosa di una scopa nel culo ( mi scuso per l'esempio con tutti quei colleghi attori che invece la considerano una pratica piacevole)  e che per chiunque di voi invece potrebbe sembrare una domanda banale, pur parler, in realtà è: un coltello a serramanico deliberatamente puntato alla vostra gola.

Sostanzialmente "l'attore che lavora" si augura, spera, che la risposta dell'altro sia: "No, non sto facendo niente. Non ho il tuo talento. Non valgo quanto te. Sto pensando seriamente di frequentare la Scuola Radio Elettra" e lo spera, non perchè abbia qualcosa contro di voi, nooo, vi adora,  ma semplicemente perchè l'insuccesso di uno alimenta l'ego, molto spesso insicuro, dell'altro.

L'attore in genere che, tengo a precisarlo è un essere umano, vorrebbe non esserlo, ma è e rimane un essere umano,  si ostina  a voler dare un senso, quasi "profetico" alla sua vita-  fin da piccolo sapevo che il mio destino era calcare il palcoscenico cagate del genere- e dare un senso a tutto ciò che gli capita: "Sto lavorando" si dice il nostro attore con contratto capestro a tempo determinatissimo "Quindi se in  guerra tutti periscono e io sopravvivo allora valgo qualcosa? Sto salendo quella scala che anticamente i miei predecessori chiamavano " FARE CARRIERA?".

No! E' doloroso, ingiusto sentirselo dire, ma NO! Fidatevi.

Oggidì, finito un lavoro non ne segue un altro, come sarebbe giusto anzi, forse passerano molti mesi prima di un altro ingaggio addirittura anni,  e con tutta probabilità il nostro amico attore dovrà  andarselo a mendicare, pagare qualche laboratorio sperando che si tratti di un provino,  imbucandosi a qualche festa- che nel nostro ambiente soprattutto quello cinematografico romano assomigliano ad un grande ufficio di collocamento con in più della musica dance di sottofondo-  e se infine riuscirà a trovarlo questo ingagio potete essere certi che : non sarà né migliore, né peggiore di quello concluso mesi orsono, nella migliore delle ipotesi questo nuovissimo ingagio sarà  U-guale.

Se con molta probabilità non lo troverà, non temete "attori disoccupati" vi capiterà sicuramente di rincontrarlo ad un'altra delle nostre numerose feste (fatte anche per ubriacarci in compagnia e non sentirci alcolizzati se lo facciamo da soli)  scorgerlo tra la folla festante, salutarlo velocemente con uno sbrigativo e per nulla sentito "Come stai?" e sentire lui rispondere a tono con un asciuttissimo e falsissimo "Bene!".
Lo osserverete con una punta di sadismo, mentre cerca penosamente di darsela a gambe e voi, che lo sapete, passerete in controtempo alla seconda domanda,  magari se ve la sentiste potreste essere un pelo più crudeli e gettarlo nello smarrimento:
"Che stai facendo in questo periodo? OHh perdonami. sono stato indiscreto so che non stai lavorando, me l'avevano detto...chi me l'ha detto? Ma caro, tutti lo sanno!!"

Volendo, potreste anche non comportarvi così. 
Potreste spezzare la catena, fare la differenza.
Potreste decidere di essere saggi per esempio.
Se foste saggi potreste decidere di chiuderla con la storia del destino, smettere di dare un senso "profetico" alle cose che vi capitano e sentirvi finalmente leggeri; se foste saggi potreste smetterla di pensare al concetto ormai desueto  di  "carriera"; se foste saggi potreste arrivare a capire che nel nostro lavoro è inutile cercare di vivere ma vi limitereste a "sopravvivere" ed infine se foste saggi potreste prendere sottobraccio il vostro " Collega ritornato disoccupato", guardarlo con occhio pieno di vera, mi raccomando "vera" comprensione, offrirgli un paio di bicchieri di vino, e contravvenendo alle più normali abitudini del "nostro ambiente", potreste chiedergli "veramente" : "Come stai?".
Pensate, se foste saggi potreste addirittura parlare di qualcos' altro che non sia il teatro.. 

MA NOOO! Non fatevi fregare! Andiamo, non diciamo sciocchezze! Sentite: se fossimo saggi non avremo nemmeno fatto questo lavoro, quindi affilate i coltelli!!!


NON VI FATE INGANNARE E' TUTTA FINZIONE



La corda è appesa al soffitto finalmente, ora costruiamo il cappio. Amici, non crediate sia facile appendere una corda e preparare un cappio, non fatevi fregare da quei film dove vediamo l'aspirante suicida con la corda già appesa, la testa nel cappio e la sequenza si apre con lui che esita su una sedia trabalante e il viso inondato dalle lacrime... no! Appendere una corda al soffitto, e intrecciare un cappio non è affatto facile, e può far incazzare anche il più "equilibrato" degli "squilibrati". 
Dunque: voglio morire, voglio impiccarmi.
Da dove cominciare? Dovrei cercare nella casa qualche vecchio gancio al soffitto, ricordo di qualche ex- inquilino; sapete di cosa parlo... quei ricordini che ex-inquilini lasciano ad altri ex-inquilini soprattutto negli appartamenti già ammobilliati: un vecchio tubo di scarico che a voi non serve ma è lì ancorato al muro, una scritta sulle mattonelle nel box-doccia, una pentola di metallo incrostata: varie pentole di metallo incrostate cose così... una caffettiera con la guarnizione bruciata! 
Ho cambiato sette case da quando sono a Milano e ad attandermi ho sempre trovato una caffettiera: da "due" di solito, quelle da "quattro" tendono a portarsele via i pidocchiosi...ma non divaghiamo!
Voglio morire e sto cercando un vecchio gancio sul soffitto, un vecchio gancio dal quale passare il capo di una corda e sperare che sia abbastanza resistente da sostenerla e sostenere me: un peso diciamo non indifferente...che peccato, se mi fosse suicidato un mese fa sarei stato in forma perfetta. Ricordo di aver scoperto di avere degli addominali, di aver organizzato una cena per festeggiare l'evento e di non aver più smesso di mangiare da allora. Ma dell'effetto "fisarmonica" vi parlerò in seguito... anzi mai più! 
Sto per uccidermi.  Eccolo! Un gancio di ferro sul soffitto della sala da pranzo. Non l'avevo mai notato. Strano. A giudicare dalle dimensioni doveva sostenere uno di quei lampadari di Murano tutto vetro e cattivo gusto. Rimango incantato dalla coincidenza: io cerco un vecchio gancio di ferro ed eccolo, con l'occhiello abbastanza grande da farci passare una corda spessa e pesante- anche nel prezzo, credetemi-  Una corda, per fare cosa? Cos'è che dovevo fare?
Appenderla, Certo! Prendo una sedia del tavolo da pranzo. Ci monto sopra senza esitazione. La sedia non traballa, è solida, mi sostiene... Cazzo! Come ti mentono nelle fiction! Delicatamente passo un capo della corda nell'occhiello, e mi preparo a costruire il cappio. Corro a prendere l'Ipad...a che mi serve l'Ipad?! Ma voi ancora credete che fare un cappio ad una corda sia un operazione semplice? Poveri illusi...Ci sono siti specializzati con ogni tipo di nodo! Perdonatemi non posso perdere troppo tempo a spiegarvi. Apro il mio libro virtuale: cappio del bombardiere, nodo del barcaiolo, bocca di lupo mezzo barcaiolo, slide-slide col mio dito indice, ma porca puttana in una di queste di pagine spiegheranno anche come farli vero??!! Maledizione! Che splendido inutile sito... non mi interessano i nodi più famosi, mi interessa realizzarli ! Oh no...è troppo tardi non ho tempo di cercare altre informazioni... sta entrando...
"Che cosa stai facendo Fede?"
 
G. è entrato nella sala da pranzo e mi guarda, con il suo solito sguardo da inquisizione spagnola:
"Fede...sto cercando di guardare il telegiornale on-line. Non è che per caso hai giocato con il modem? Ti prego dimmi la verità. Ho voglia di stracciare quel contratto di Alice adsl. Ma.. quella corda appesa?"
...
...
"NO! Federico... non starai di nuovo giocando a suicidarti?"
 Ancora quello sguardo!
" Innanzitutto vorrei ricordarti che non è un gioco, ma è il mio lavoro. Io recito..."
"Si Fede, ma viene giù l'intonaco del muro..."
" Fammi finire!! La differenza tra me e te G. è che il mio lavoro non si conclude con il timbro di un cartellino, il mio lavoro non finisce mai! Io creo! Io mi immedesimo...mai sentita questa parola? Immedesimazione? No, certo che no "mago delle assicurazioni"! Ora. Per favore potrei suicidarmi?"
"Sì"
"Grazie!"
...

 "Posso fare andare l'asciuga biancheria intanto o ti disturbo?"
"Stai forse cercando di dirmi che non mi occupo abbastanza di te?"
"Eh? No. Io stavo..."
"Senti. Domani ho un provino importante, per una fiction importante, ricordi Don Matteo? Ricordi che abbiamo un mutuo da pagare?! Mi devo suicidare e sembrare "credibile"...conosci la parola "credibilità"? No certo che no...ma va bene, adesso smetto, timbrerò il mio cartellino e ti preparerò la cena..."
"Ma no Fede, io non ti ho chiesto..."
"Va bene! Hai vinto! Contento?!"
"Sìsì..."
G. se ne va con la coda tra le gambe...Gliene ho cantate quattro!!
Deve capire che io sto lavorando per la mia "carriera". Ecco. Non che la mia carriera sia più importante di noi due... ma si piazza ad un buon secondo posto. Insomma deve "capire"... e un giorno "capirà" il perchè di tutto questo...Quando al mio "primo premio" ai "David Di Donatello" racconterò con un pizzico di ironia ciò che è successo oggi, G. capirà il perchè di tutto questo...
Anzi. 
Meglio che vada a scriverlo subito senno me lo scordo.
Non vi ho detto che ho una cartella sul pc intitolata "DISCORSI PER EVENTUALI MENZIONI E RICONOSCIMENTI"?
Ve lo racconterò. Un'altra volta.

"DISCORSI PER EVENTUALI MENZIONI E RICONOSCIMENTI" - ACADEMY AWARDS -

(APPLAUSO SCROSCIANTE AL KODAK THEATER DI LOS ANGELES)
Grazie. Grazie. Grazie!
E ve lo dico con il cuore credetemi!
Allora è tutto vero?!
( mi viene consegnata la statuetta faccio una pausa e la osservo)
Accidenti come pesa. Il traduttore simultaneo fa il suo dovere?
( la platea mormora divertita)
Vi chiedo scusa. Tra i miei obiettivi c’era sicuramente quello di imparare l’inglese e poi vincere un Oscar ma evidentemente lassù qualcuno si è divertito a rimestare le carte.*

*nb devo ricordarmi di aggiungere al discorso altri riferimenti alla generosità e alla grandezza  di Dio, agli americani piace

  (risata divertita della platea)
Perdonatemi se divago ma ero veramente convinto fosse fatta di niente
-importante per ciò che rappresenta più che altro-
invece a occhio e croce peserà un chilo, un chilo e mezzo di ferro rivestito di platino e posso rivenderla e farci su almeno un paio di dollari...
(la platea ride)
No. Perdonatemi.
A parte gli scherzi: noi Italiani tendiamo ad essere fin troppo cinici e sempre meno idealisti.
Io per primo.
Fino ad ora naturalmente.
Ed è a questo che voglio dedicare il mio primo grazie.
Voglio ringraziare Dio * e i membri dell' Academy, ringraziarvi per aver riacceso in me la fiamma della speranza.
Premiando me e questo film, siete tornati a farmi credere che evidentemente esiste un destino, una strada da percorrere, irta di ostacoli, dolorosa, ed è in quel dolore
-avrei dovuto pensarlo sempre e non cedere mai alla disillusione-
è in quel dolore che noi artisti peschiamo a piene mani per avere ispirazione e fare al meglio il nostro lavoro di interpreti.
Quindi non dovremo mai cedere alla disperazione, ma usarla, perché in quel momento diventiamo artisti migliori.
Quindi grazie, con questo Oscar ho dimenticato tutto...
(un applauso scrosciante parte dalla sala)
Grazie...ho dimenticato tutto dicevo, ma certamente non il tradizionale compito
-vi giuro sarà breve ed indolore-
di ringraziare chi ha reso possibile tutto questo.
(prendo il foglietto nella tasca interna dello smoking)
Innanzitutto se permettete ringrazio non una persona ma questo meraviglioso film:
"Un velo su un cuore di sabbia" 
(applausi)
Che nonostante la densa complessità dei sentimenti e dei plot e sub-plot ha avuto la semplicità di entrare nei vostri cuori e nel cuore degli spettatori, in maniera sorprendente
quasi miracolosa.
Ringrazio il mio agente Cristiano Suipini che mi ha spinto
-prima venendomi a cercare e poi convincendomi-
ad interpretare Osvaldo, un ruolo duro e bellissimo, un malato di mente pedofilo
-il tredicesimo ruolo di malato di mente della mia breve carriera-
a cui ho provato, armato solo della mia sensibilità, a render giustizia.
(applauso)
e credo di esserci riuscito e vi ringrazio....
Osvaldo il più complesso tra gli sfortunati che "fortunatamente" ho interpretato...
Tra parentesi, ti ringrazio Cristiano anche di avermi convinto nonostante le mie perplessità a lavorare gratuitamente, hai ragione tu:  l' Italia è fatta così ma è sempre il più bel paese del mondo.
(applauso)
Ringrazio il regista Marco Surgo,
Marco alzati....ti ringrazio Marco perché nonostante le problematiche produttive e i rifiuti di vari miei colleghi,
(che però ti ripeto non avevano più l'età per questa che è stata una giostra emotiva)
hai accettato pur non sapendo niente di me di affidarmii il ruolo di Osvaldo.
E ora siamo qui...Qualcosa mi dice che sono stato la scelta giusta
(la platea ride divertita)
Ringrazio mia madre, mio padre che da lassù mi stanno guardando e sono in altrettanta buona compagnia con il buon Dio***.
Ringrazio mio fratello che non mi ha mai fatto sentire un fallito.
Ringrazio G. Più di tutti.
Ringrazio la mia amica R.
V. Ti voglio bene
Ringrazio la casa di riposo "Villa Tramonto" che mi ha accolto due anni fa
E dove mi trovo bene direi...
ma sapete com'è: se mi trasferissi a Los Angeles anche oggi, alla veneranda età di settantantacinque anni per fare il mio lavoro nonme la sentirei di rifiutare!?!
Voi che dite?!
(silenzio)
Magari questo Oscar può essere il primo di una serie??!!
(silenzio)
HO LAVORATO GRATIS UNA VOLTA LO POSSO RIFARE?!!
( applauso)
Grazie a tutti...
(mentre scrosciano gli applausi e l'orchestra suona un intro orchestrale si avvicina una signorina in abito lungo)
E lei chi è signorina? Ah una valletta...il bastone? L'ho lasciato dietro le quinte...ah me l'ha portato così ci sbrighiamo ad uscire di scena...

Che cara!


** !!!
*** Ottimo terzo riferimento a Dio.