mercoledì 27 luglio 2011

"ODIO I BONGHI!" PARTE PRIMA Una serie di sfortunate coincidenze

Molto spesso mi è capitato di uscire, dopo una dura giornata di prove di uno dei tanti spettacoli che nessuno ha mai visto, e camminare ai margini di qualche -raro- parco milanese dialogando apertamente con il "mio personaggio"...Il personaggio che di volta in volta dovrei interpretare in uno spettacolo  e  che generosamente decido di non lasciare in sala prove ma di portare con me...OK mi spiego: in genere ci tengo molto ad avere un rapporto aperto sincero con il mio personaggio, già è difficile interpretarlo se dovessi risultargli antipatico -cosa molto probabile tra l'altro- non penso che me la caverei offrendogli una birra; so che ci sono varie scuole di pensiero su questo tipo di rapporto, il rapporto attore/personaggio, e forse per qualcuno questa relazione extra-lavorativa è la prima prova inconfutabile che dimostra chiaramente che sì, ho qualche problemino a livello psicologico, ma al di là del vostro giudizio voglio darvi un consiglio spassionato: amici Attori e anche voi, esseri umani con i vostri amici immaginari, fidatevi, non ascoltate psicologi e registi che vorrebbe convincervi del contrario: non abbandonate mai i vostri personaggi, a volte possono diventare gli unici rapporti autentici che avrete mai nella vita.
Mi capita di camminare dicevo:  in quell'occasione passeggiavo lungo parco Ravizza  con Dorimandt ( il mio personaggio) quando d'un tratto, nel bel mezzo di un acceso litigio tra noi su come recitare una battuta, sentimmo  in lontananza un suono sordo, "d'africana memoria" mi suggerì Dorimandt,  che associammo immediatamente a quello dei bonghi.
Per chi non lo sapesse il "bongo": è uno strumento musicale a percussione,  costituito da: una pelle di origine africana a una sola membrana ( su wikipedia non specifica se "pelle umana" o d' "animale") posta nella parte alta, di un risuonatore di legno a corpo doppio, con due suoni di diversa altezza: medio e acuto. Si percuote con una o più dita a seconda dell'intensità desiderata.
Solitamente il bongo è usato nella musica africana... e nei parchi milanesi da "giovani artisti"  che si ostinano a "batterlo" preferendo un livello "acuto" anzichè propendere per un più democratico livello "medio"!

Ero appena uscito dall' "Accademia di arte drammatica " FPF ( In realtà scuola civica ma ho sempre pensato FPF Facesse Piu Figo dire Accademia)  e lo confesso ne fui terribilmente attratto... scusate... come dici? Sììì "ne fummo", "ne fummo terribilmenti attratti" lo sto scrivendo Dorimandt...sììì!
Scusate ci metto un secondo:
"ALLORA DORIMANDT,  CHIARIAMOLA SUBITO QUESTA COSA: IL PROTAGONISTA DELLA MIA VITA SONO IO, OK?!"

Si avvicinava la bella stagione, tra breve il mio primo anno di studio a Milano si sarebbe concluso.
Non fu un anno semplice: mi si rimproverava di prendermi troppo sul serio ( io? perchè mai?!) quindi,  contravvenendo alle mie ben note abitudini di distacco e gelido disprezzo, che qualcuno arrischiava a definire "aristocratiche" (mio padre, macellaio da tre generazioni, ne sarà stupito e fiero), mi avventurai tra i prati cercando la sorgente di quel percuotere forsennato. 
Giunsi ad uno spiaz...ad una "radura"( FPF) e mi apparve un gruppo indistinto di ragazzi e ragazze sorridenti e saltellanti al suono delle percussioni. Mi fermai. Erano probabilmente intenti, provai ad azzardare guardandoli,  a ricreare (infoiati dal caldo, dalla birra, dai bonghi) quello che per loro doveva essere una Woodstok in salsa "padana", anche se non si rotolavano nel fango e a Woodstock probabilmente non c'erano mai stati,  o forse un "collettivo di studenti sessantottini" che si ritrovavano a onorare la morte di Ernesto Che Guevara, anche se dovetti osservare che a giudicare dall'età e dalla spensieratezza forse non avevano idea di quello che doveva essere stato il sessantotto e di Guevara avevano  solo l'effigie stampata sulle magliette.  Forse c'ero arrivato: erano un nucleo di "rivoluzionari" in abiti etnici, che protestano ballando contro lo stra-potere borghese, anche se, visto il prezzo degli abiti etnici e il potersi permettere di stare lì più sere a settimana, li classificava, purtroppo per loro, tutti indistintamente "borghesi"...non riuscivo a venirne a capo... Ma certo!  Non vi era alcun dubbio nella mia mente ora: non erano"esseri umani", erano"aspiranti attori".  
"Fede!"
Troppo tardi mi avevano riconsciuto.
Chi sono costoro in vesti di lino e a piedi nudi nel prato?
"Zitto Dorimandt, te lo spiego dopo"  
A. il mio compagno di corso si avvicinava tutto eccitato:
"Ho tirato fuori dal bagagliaio i bonghi che ho portato dal Burkina Faso! E' stupendo, siamo così "insieme" capisci, "un unica massa che respira"! Sto insegnando ai ragazzi come si suonano bonghi vieni anche tu..."
"Ma tu non sai suonare i bonghi..."
"Ho anche una cassa di birre ghiacciate e del rhum"
"Va bene mi fermo."
Eccoci arrivati al primo livello di gioco: avere la forza di entrare all'interno di un gruppo di "aspiranti attori" e permettere loro di entrare nel tuo spazio vitale mentre si ostinano a violentare un bongo di legno. 
Se superi questo e riesci a berti una bottiglia di rhum puoi passare al secondo livello.
Saluto tutti, sfoderando un sorriso empatico e aperto il più possibile da "compagno di sinistra",  cerco di sedermi sul prato, strizzo l'occhio alle zanzare tigre che si stanno posando sulla mia spalla e mi limito ad assistere al "concerto" vedendo girare  la bottiglia di ruhm e aspettando che arrivi tra le mie mani. 
Conosco quasi tutti: qualcuno l'ho visto recitare nei saggi scolastici, o nei teatri di Milano, qualcuno è già uscito da scuola,  li conosco, e so perfettamente che sanno chi sono io. 
Almeno spero!
L'importante ora è sapere "cosa" hanno sentito dire...
Stop. 
Autocensura. 
Perché devo rovinare una bella serata con questi pensieri satellite?
Perche sei un insicuro..
Dorimandt!  Potrei abbandonarti sull'autostrada.
"Ciao sono Pierre"
"Ciao sono Federico"
"Sei un attore? Ti ho già visto da qualche parte..."
"Sì!"
Chi è questo Pierre? Come mi conosce? E' un aspirante fan? Mi dirà che mi ha visto nell' "Opera da tre soldi"?  Crede che io sia fantastico?
"Sai suonare i bonghi?"
Non era questa la domanda che mi aspettavo ma  ...
"No. Non so suonare i bonghi".
E nemmeno lui,  a giudicare dalla sua performance, che mi costringe ad alzarmi,  cambiare posto e avvicinarmi alla cassa della birra.
Ne prendo una,  e sono tentato, conoscendo l'atavica voracità di noi attori, di intascarmene un'altra per dopo. Lo faccio.

Più tardi sono riuscito a bere solo due sorsate di rhum e una birra, ma non riesco a mettere insieme un pensiero di senso compiuto: forse perchè percepisco le urla di generazioni di popoli africani che si stanno rivoltando nella tomba maledicendo il mio amico A. e la sua ensamble di percussionisti.

Per suonare uno strumento, purtroppo,  non basta "crederci" come facciamo a teatro,  ma bisogna "saperlo" suonare.

"Ti stai divertendo?"
Non rispondo e mi limito ad aprire la seconda birra.
"Ti devi rilassare Fede, questo è il tuo problema"
Osservo A. che mi cinge le spalle con un sorriso complice.
"Ti ho osservato a lungo sai quest'anno e anche se penso che sei un attore "straordinario"...

Non credete mai ad un attore che usa la parola "straordinario" per definirvi: mente.

"...nello stesso tempo credo anche che la tua ansia non ti sarà di nessuno aiuto, anzi potrebbe rovinarti, se mi permetti..."
"NO, non ti permetto."
"Ti adoro.  Dicevo: se mi permetti vorrei parlare un po' con te"

Ci siamo. Riconosco subito l' atteggiamento dell' "attore" che senza aver avuto il tuo permesso, in quattro e quattr'otto si fabbrica un piccolo palcoscenico, si posiziona l'occhio di bue e si prepara per fare un monologo, o meglio un dialogo per voce sola, dove ricopre il ruolo di " tuo migliore amico".
Riconosco immediatamente questa pratica: l'ho inventata io.

A. mi fa sedere a  forza sul prato, si schiarisce la voce, tira fuori dal taschino della sua camicetta coloniale una canna lunga mezzo metro e comincia:
"Hai mai pensato che forse hai bisogno di sfogarti in qualcos'altro che non sia il teatro?..."
Penso tra me "Sì, dovrei scopare."
"...Te lo dico perchè se tu fossi meno ansioso, raggiungeresti più in fretta quello che desideri. 
Vedi Fede: io non sono meno ansioso di te. Ma mi distraggo con la cucina..."
Fai uso di droghe...
"...Mi sfogo facendo percussioni, suonando della buona musica..."
Sulla buona musica avrei qualche piccola perplessità...
"....E poi Fede, ma di che cazzo stiamo parlando? Di teatro! Tu credi veramente che il gioco valga la candela? Credi veramente che valga la pena tutta l'ansia e la fatica  che ci stai mettendo? Credi veramente che basti lo studio...
Sì! Perchè non mi sono alzato in quel momento e non ho cominciato io,  un monologo dei miei?

Qualcosa di strano stava accadendo: io, Federico B., stavo "ascoltandolo".

A. comincia ad urlare:
"Pierre vieni un po' qua...conosci Pierre? Una persona fighissima fa l'attore..."

Che strano!Ma dai!? 

Qualcosa mi diceva che dovevo andarmene, stavo cominciando a sudare, sentivo l'agitazione, un sapore aspro in bocca, allucinazioni olfattive: uno strano odore di merda, come di fregatura. Avevo voglia di bere e il fin troppo giovane Pierre si avvicinava con la bottiglia di rhum ancora mezza piena...
e viene a sedersi accanto a me.
"Ciao" faccio io.
"Sono Pierre ci siamo conosciuti prima..."
"Lo so. Stavo salutando la bottiglia di rhum che hai in mano."
Pierre mi passa la bottiglia.
A. si rolla la seconda canna: 
"Pierre vuoi raccontare a Fede perchè sei qui?"
"Sto facendo un film... e tu che stai facendo? Lavori?"
Stronzo! Stronzo! Me lo chiede a tradimento lo stronzo. 

( Vi chiedete il perchè di tanto astio? Abbandonate la lettura e cliccate su MANUALE DI SOPRAVVIVENZA: IL SAPORE DEL SANGUE una volta letto tornate a questa lettura, tanto vi aspetto alla seconda parte)

3 commenti:

m.A (lato b a forma di bongo) ha detto...

quanto tempo è passato.....da quel giorno d'autunno.....di un ottobre avanzato...mentre il cielo era buio...
bonghi....tu li chiami bonghi....ogni bongo ha la sua poesia....
è difficile comprendere il significato intrinseco che attribuisci a tale parola...è onomatopeico?
alla fine credo che la risposta sia sì...federico a. ha bisogno di scopare! ma....al ritmo dei bonghi?
c'è un che di kafkaiano se ci pensi...

Ghilarda Bartezzaga settimana 4-10 giugno '83 ha detto...

è incredibile leggere la magnificenza di federico, magnifico nel teatro come nella vita, e vedere praticamente in diretta la sua poesia massacrata da un qualcuno/qualcuna che non riesce ad apprezzare il suo incredibile talento.
Io parlo a Federico A. e a Federico B. e parlerei anche a Fedrico Z. se lui lo volesse. Sono sinceramente convinta che il mondo necessita di cos' grandi talenti ancora prtroppo sconosciuti,
Se ci pensi possiamo parlare di bonghi o di parole...tu m.A parli di onomatopeico...ma lo possono essere anche le parole taglienti che usi.
Se ci pensi la vita è come un cruciverba....parole corte, lunghe, sigle, ognuna volendo racchiude un significato intrinseco, ognuna orrizontale o verticale, ognuna potenzialmente capace di dare grandi gioie o grandi turbamenti....pensaci m.A...le tue parole possono ferire....

Unknown ha detto...

Non ascoltatelo. Mente!!!!
Federico A