giovedì 13 dicembre 2012

QUEI CANI DEGLI ATTORI -PRIMA PARTE-



AVVISO AI LETTORI. 

Per quanto incredibile questa storia è assolutamente vera. 


 "Gianna!? Giannina vieni dalla mamma!!! La mamma si sente sola senza la sua Gianna! Giannina!"

 "Oddio no! Non di nuovo!" Grido davanti allo specchio del mio minuscolo camerino, con la certezza assoluta della Non esistenza di Dio.
Nuovamente, come da venti giorni a questa parte, Nives Plumi, l'attrice "storica" ( detta "la vecchia stronza" ) e fondatrice della premiata compagnia di teatro "Plumi Arcieri", con cui mi trovo a fare la mia sottopagatissima tournée estiva, cerca il suo cane, agitando un wurstel di pollo, convinta che lui si farà trovare.

Ogni santissimo giorno di questa tournée, a circa una mezz'ora dal "Chi è di scena", Gianna, detto anche lo "stallone",  per la tendenza a montare qualsiasi cosa viva o morta, comprese le gambe del vostro umile narratore, sparisce e l' appanicata madama Plumi minaccia di non andare in scena se lui non tornerà tra le sue braccia.

Alle urla disperate della "vecchia stronza" la compagnia di otto elementi solitamente si divide e comincia la ricerca.
Sarà il caldo, sarà che si è in scena con un giallo di Agatha Christie, ma sono certo che ognuno di noi covi la segreta speranza di trovarlo morto o, nel caso il ritrovamento avvenga in solitaria, ammazzarlo con le proprie mani e gettare il corpo in un canale.

Non fraintendetemi, non ho nulla contro i cani, io per primo ne posseggo uno detto simpaticamente "scoreggia"dai miei "non amici"; ma sono convinto che Gianna, a metà tra un pastore tedesco e un barboncino ( non chiedetemi come l'incrocio sia avvenuto ma vi giuro che è così!) e che per di più vede la sua per altro imponente virilità svilita da un nome che sembra uscito dalle fantasie di una mente depravata, questo cane  dicevo, sono convinto desideri anche per lui una degna fine il prima possibile.

Gianna, un quadrupede che sull'imponente corpo sembrava portare una pelliccia Annabella di Pavia, per la vecchia attrice senza prole ( e qui credo Mr Freud sguazzerebbe come un bimbo in una fabbrica di dolciumi) era un fedele compagno di vita e l'unico tra noi che chiamava per nome ( solitamente la vecchia sbraitava "TU...COME TI CHIAMI...VIENI QUI!) .

Gianna, quel cane "maschio" era la "figlia" che aveva sempre desiderato.

Quello che non potete immaginare è che per contratto la "vecchia" doveva avere Gianna sempre in scena con lei.

Ora,  avere in scena il cane poteva anche passare in uno spettacolo "interno borghese",  ma la "vecchia stronza" se l'era portato anche nel suo Romeo e Giulietta, dove lei,  la pluri sessantenne era la virginale Capuleti.
Provate a mettervi nei panni dello sfortunato Romeo che faceva la sua dichiarazione d'amore ad una vecchia imparruccata su un balcone e al suo cane che se la montava da dietro.
 Ecco. Romeo ero io.

Avere in scena  il cane con un guinzaglio di strass si poteva anche sopportare, anche se l'animale alla fine del secondo  atto, momento più alto e teso dello spettacolo in cui si svela l'assassino, solitamente abbaiava come un ossesso coprendo le parole di noi attori e suscitando le risa della "vecchia" ( faccio notare che nella storia aveva sulle spalle il lutto di due figli brutalmente sgozzati e decapitati) che con voce garrula e piena lo apostrofava dicendo " Amoreee hai fame? Tranquilla adesso finiamo lo spettacolo e poi si mangia" procurando l'ilarità degli spettatori e la rovina della messa in scena.

Averlo in scena si poteva anche sopportare ma ognuno di noi, ora,  lo voleva morto.

"Ti ho trovato mascalzona! Ecco il wurstel della mamma!!!"

Tagli su tela di cento Fontana!
Mille lampadine veneziane in frantumi!!
Specchi caduti dal soffitto in una camera da letto di una "squillo" cinese!!!
Merde pestate ad ogni passo!!!!

Il sogno di noi tutti nuovamente, inevitabilmente distrutto.
Gianna è viva ed è stato ri-trovato dalla sua mamma.

A testa bassa, per non incontrare lo sguardo degli altri e mentre la vecchia riempie il cortile del suo fischiettio sulle note stonate di Maledetta Primavera, ci ritiriamo nei nostri minuscoli camerini e ultimiamo il trucco prima dell'alzarsi del sipario.


QUEI CANI DEGLI ATTORI -PARTE SECONDA-

Alla fine del Primo atto:

"Mr Grant, sta cercando di dire che i miei due unici figli sono stati trovati decapitati sotto il gazebo?"

"Mrs Wrent..."

Pausa. Risate dal pubblico. Pausa.

"Mrs Wrent..."
"Coraggio lo dica!"

"Per me è molto difficile  in questo momento poter fare delle supposizioni Mrs Wrent,  Il suo cane ha abbondantemente defecato sul tappeto!"

Eravamo quasi alla fine e tutto, miracolosamente,  sembrava filare liscio.
Gianna aveva dormito accoccolato al finto camino per quasi tutto l'atto,  ma si era lentamente svegliato, aveva raggiunto me ( Il commissario di Scotland Yard Arthur Grant) e la ricca Mrs Wrent ( la "vecchia stronza") davanti al sofà, si era posizionato,  ed emettendo dei piccoli guaiti, aveva cagato davanti a noi e davanti al pubblico.
Senza battere ciglio, ma incenerendomi con lo sguardo,  la vecchia aveva estratto da una piega del divano un sacchettino per feci si era accoccolata e aveva raccolto l'escremento del proprio cane incalzandomi:

"Avanti me lo dica: erano di Charles e Eddie i due corpi ritrovati sotto il gazebo?!"

"Sì."

SIPARIO
Alla chiusura del sipario mentre ancora udibili sono i fischi e l'ilarità degli spettatori,  la vecchia si è alzata dal divano, mi ha squadrato da capo a piedi e cercando di mantenere una parvenza di signorilità mi ha detto:

"Brutto str...coso, come cazzo ti chiami?! Hai visto cosa hai fatto? Hai reso il mio spettacolo una farsa. Tu hai volontariamente  mandato in rovina la scena. L'hai fatto apposta! Come hai potuto provocare tutto questo??.."

" E' lo stronzo di mezzo metro del suo cane che ha provocato tutto questo signora Plumi."
Ho risposto io, cercando di mantenere a mia volta una certa signorilità anglosassone.

Basita e con gli occhi inniettati di sangue ( ricordava la Glenn Close delle Pericolose Relazioni allontanarsi dal suo palchetto privato sotto i buuu degli spettatori a fine film)   la "vecchia stronza", cane al guinzaglio, esce di scena e si prepara al secondo Atto.

Vi è mai accaduto di essere aggrediti verbalmente senza  avere la forza di dire nulla e solo in un secondo tempo vi siete presi a schiaffi pensando " Ahh avrei potuto rispondere così....! O dire così..."?
Ecco,  potete capire la mia soddisfazione nell'aver detto la cosa giusta al momento giusto, soddisfazione accresciuta dallo  sguardo dei miei compagni,  colmi di gratitudine e stima.

Ma, come nelle migliori commedie, il mio riscatto doveva avere una degna conclusione.

Dall'apertura del sipario non ho ricordi di aver recitato un miglior secondo atto.
Va detto che la vecchia e il suo cane non sarebbero comparsi se non alla fine della commedia, nel momento dello svelamento del colpevole.
Il momento della loro entrata in scena coincideva con un mio:

" Si fermi signorina Slone, non credo ci sia per lei un posto migliore della prigione! E' in arresto."

Dopo di che solitamente Gianna entrava tirando la vecchia in scena si avvicinava alla mia gamba,  cercava di montarla mentre io le davo dei colpetti con la punta delle scarpe ben assestati sul muso.
Quindi nuovamente pronto allo sfottò degli spettatori e alla rovina dello spettacolo dissi la battuta:

"Si fermi signorina Slone, non credo ci sia per lei un posto migliore della prigione! E' in arresto."

Pausa. Io e Barbara ( che interpretava Miss Slone) ci siamo dati una fugace occhiata.
La vecchia non entrava.
Ho ridetto la battuta, cercando di non farla risultare una ripetizione:

"Signorina Slone, le ho detto di fermarsi. Ci sono un po' di cose che dovrà spiegare..."

"Che succede?! Commissario Grant, chi le da il diritto di urlare a mia nipote in casa mia?!"

Finalmente la vecchia si era presentata in scena e continuai:

"Mrs Wrent, Miss Slone non le ha detto la verità sulla relazione tra lei e suo figlio..."

La vecchia non si muoveva dalla quinta. Fece un primo passo in avanti e vidi che il guinzaglio rimaneva teso fuori scena.
Gianna evidentemente non aveva nessuna intenzione di entrare.
Ma invece di lasciare il guinzaglio, come qualsiasi persona normale,  la vecchia si intestardiva  con il tirarlo ancora e ancora.
Benissimo pensai e siamo solo all'inizio di un rovinoso finale.

" Si sieda Mrs Wrent, sua nipote dovrà spiegarci molte cose."

"Preferisco stare in piedi Mr Grant!"

Improvvisò la vecchia continuando dissennatamente a tirare il guinzaglio.

"Forse il cane vuole rimanere a giocare in giardino Mrs Wrent?  "
Dissi io cercando di dissuaderla dal tirare.

"So io cosa è meglio per il mio cane Mr Grant!" disse la vecchia incenerendomi.

Decisi di continuare, anche perché il pubblico cominciava a rumoreggiare.

"Signorina Slone perché ha tenuto nascosto a sua zia la relazione erotica che la legava a suo figlio Charles?  E non solo con Charles ma anche al fratello Eddie?"

"Io non so di cosa stia parlando... " disse Miss Slone /Barbara guardandomi sforzandosi di non scoppiare a ridere.

La vecchia si ostinava  al tiro alla fune col cane , e tirava talmente forte che la parrucca si era staccata dalla testa e le penzolava di lato.

" E di questo cosa può dirmi Miss Slone?  Il suo diario. Un diario dove dettagliatamente descrive l'odio per Mrs Wrent e la volontà di rovinarla ad ogni costo anche mettendole contro i figli arrivando addirittura ad ucciderli per vederla calpestata ? Il motivo per cui noi siamo qui.  Lei Miss Slone  ha ucciso..."

"IL CANEEE!!!"

Osservai Barbara. Non era quella la battuta che mi aspettavo.
L'ho guardata ad occhi sbarrati mentre fissava terrorizzata un punto dietro le mie spalle.
Mi sono voltato e ho vista la vecchia, tremante, a bocca aperta con Gianna, a gambe all'aria.
Morto.
Stecchito.

Momenti magici.
La normalità si inserisce a forza nella fantasia, con semplicità , creando qualcosa di irripetibile e unico, quello che noi attori cerchiamo costantemente di provocare: sorpresa, tensione,paura, gioia e riso, non riuscendoci quasi mai.

Una veloce e silenziosa chiusa del sipario.
Gianna disse poi il veterinario aveva avuto un arresto cardiaco. Vecchiaia.
Straordinario come di fronte alla morte ci si accorga realmente di portare una maschera anche nella vita e sempre di fronte alla morte ce la si toglie con estrema semplicità, senza alcuna difficoltà.
La "vecchia stronza"  diventa una donna sola, piena di paure.
Il vostro narratore quasi si vergogna di ciò che ha scritto fin'ora.
Tra la compagnia si vocifera " Bhè dai, in fondo era solo un cane..."

Ma poi, a poco a poco,  ci si rimette la maschera e si sorride senza vergogna di un' esperienza simile.
Ci si ritrova a raccontarla, ogni volta diversa, ogni volta con un particolare in più, fino a dimenticarsi come le cose sono andate veramente.

Forse il cane non è morto.
No, anzi, il cane potrei averlo davvero ucciso io...

lunedì 12 marzo 2012

MANUALE DI SOPRAVVIVENZA: E’ FACILE USCIRE DALLA "SINDROME DA FALLIMENTO CRONICO" SE SAI COME FARE- PRIMO PASSO



 Amici, luminari e luminarie, miei esimi colleghi,
inizierò questa mia con una doverosa nota dolente: vorrei confermare che ad oggi non esiste una cura che ci salvi dalla SDAFCR “Sindrome Da Fallimento Cronico”  e anche se - sì,  la medicina moderna ha fatto passi da gigante ( naturalmente non in Italia ma all'estero come sempre) - questo tipo di malattia, diffusa ormai a macchia d'olio in tutte le categorie sociali, proprio per la sua difficile e complessa sintomatologia e la sua capacità mimetica, è classificata tutt’oggi come INCURABILE.

Ma non ci faremo certo deprimere da questo. Siamo già depressi. Giusto?

Quindi voglio assolutamente consolarvi dicendo che: è possibile convivere con la sindrome, anzi, senza timore di venir additato come un ciarlatano dai luminari della medicina moderna, posso affermare che essa, se ben conosciuta e allenata, sì ALLENATA, può addirittura diventare una nostra preziosa alleata.

Cari, Care, Cori, la gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi ma quella lenta è finita sotto una macchina, quindi bando alle ciance e affrontiamo  una delle sindromi più diffuse e pertinaci del nostro piccolo mondo teatrale ma comme j'ai deja dit   anche del così detto “mondo tutto” e aggiungo  con esiti a volte assai più tragici , la “SINDROME DA FALLIMENTO CRONICO” o "DA ATTORE FALLITO " (dal greco Σύνδρομο απέτυχε ηθοποιός, dal finlndese oireyhtymä epäonnistunut näyttelijä dal coreano증후군은 배우 실패 almeno credo) è stato per me uno studio diventato presto una missione, appassionante e terribile in egual misura,  e che purtroppo, nella difficile ricerca di una valida metodologia seppure palliativa, mi ha tenuto per molto tempo lontano dai palcoscenici italiani.
Alcuni “ATTORUCOLI”, di cui non voglio fare il nome, affermerebbero che sono “i palcoscenici italiani ad essersi allontanati da me”! Ma non ascoltiamoli. Non ascoltiamoli mai più, anzi, prendiamo spunto da questa deprecabile, ignorante, bassa e per di più falsa affermazione (!!!) per affrontare insieme il primo passo dei dieci che ho teorizzato e messo in pratica  per convivere  con la  “Sindrome Da Attore Fallito”.

Vediamoli insieme:

PRIMO PASSO – l’Allontanamento dal mondo conosciuto
I primi sintomi della SDAFCR (mi rendo conto ci sia da deprimersi anche solo tentando di menzionarla!) solitamente sono accompagnati da una sensazione di torpore. Successivamente si comincia ad osservare ossessivamente le pareti della propria casa in affitto e ci si chiede se un giorno sarà possibile averne una propria, immediatamente si pensa al lavoro che si è scelto, quello precario dell' "arte drammatica", e si comincia a piangere cercando uno spigolo appuntito sul quale far ricadere la testa... se siete ahimé arrivati a formulare questo pensiero siete già da troppo tempo a casa, senza l’ombra di un quattrino, di un provino, e di un lavoro ed è qui che la SDAFCR trova terreno fertile.  
Solitamente la sindrome entra in fase conclamata quando passate a farvi domande del tipo chi diavolo ve l’ha fatto fare? Perché non avete scelto un altro lavoro?! E cominciate a teorizzare che forse la vita per voi ha altro in serbo, e potreste far diventare un "lavoro vero" uno dei vostri hobby "scaccia suicidio" come quello della cucina, dei ferri da calza, degli origami....Ora fate un respiro profondo: siete malati, voglio che lo sappiate, ma per uscirne avete me.
Prima di tutto evitate accuratamente di dire a chichessia la volontà di cambiare vita: potreste sentirvi dire che fate bene, quindi fin dal primo momento in cui si dovesse presentare questa serie di sintomi, evitate accuratamente di avere qualcuno vicino; so che può sembrare crudele, ma vi prego, questo è molto importante per la riuscita della cura. Se siete fidanzati sfidanzatevi, se avete degli amici, dite loro che state partendo per un lungo viaggio, e, quando loro vi chiederanno dove diavolo avete trovato i soldi visto che non lavorate da mesi, riagganciate immediatamente e gettate via la SIM del vostro cellulare. 
Infine, nei casi peggiori, se avete un vostro doppio a piede libero come nel mio caso Federico A. tramortitelo e rinchiudetelo in uno stanzino, dopo un po’ smetterà di grattare alla porta (con Federico A. ha funzionato).

giovedì 1 marzo 2012

MANUALE DI SOPRAVVIVENZA-SECONDO PASSO: caricarsi di energia positiva


Avete gettato via la Sim del vostro telefonino, chiuso la porta a doppia mandata e gettato la chiave di casa vostra nel wc tirando lo sciacquone più volte?
Bene. 
Respirate a fondo. 
Fatelo unaltra volta e soffiate. 
Soffiate via ogni perplessità, vedete come “soffiare” rende tutto così semplice?
Soffiate, soffiate via ogni piccolo appello alla razionalità e soprattutto soffiate via quel quesito.
Soffiate, soffiatelo via: sorrido perché so già cosa vi state chiedendo e la risposta è No! No! No! 
Assolutamente No!
No, nel modo più assoluto: nessuno dei vostri amici attori si è accorto della vostra assenza, e se anche doveste venire in mente a qualcuno di loro sarebbe per un avere un prestito o per ridarvi dei soldi: non trovandovi nel primo caso il vostro “amico attore” chiederà tranquillamente al successivo “amico attore”.
Nel secondo caso si sarà premunito e avrà già cambiato numero di telefono.  
Soffiate, soffiate via tutto!
Ora è il momento di tirare fuori una corda no, non per impiccarvi: capisco siate depressi ma cerchiamo di enucleare nuovi e più giovani concetti!
Dovrete legarvi accuratamente le mani e sedervi a terra.

*a piè pagina le istruzioni per farlo.

Le prossime due ore saranno decisive e dovrete radunare tutte le vostre forze per non, pentirvi e ravanare” con la mano nella pozza del vostro water incuranti di cosa troverete alla ricerca delle chiavi perdute, maledicendo il giorno in cui vi siete soffermati a leggere il mio Manuale pensando -tra laltro- che probabilmente siete stati gli unici così boccaloni da prendervi la briga di farlo,  e soprattutto di eseguirlo, ma voi:
soffiate, soffiate via tutto.

Non temete io sarò la vostra forza.
Non temete l’ IPERVENTILAZIONE non è un effetto collaterale:  è una porta che si sta aprendo.

Dovrete chiedervi ad intervalli regolari:
Come ha fatto Federico B. a recuperare una parvenza di idealismo ed io come posso fare?
Com’è tornato Federico B. a credere nel futuro ed io come posso?
Come sa Federico B. di essere il più grande attore del globo ed io come posso meritarmi almeno un secondo posto?
 Come posso e come riesce Federico B. ad essere sempre così positivo?
Sentite come la mancanza di ossigeno rende tutto chiaro, sentite come la risposta è viva e presente nella vostra mente, come riesce Federico B. e voi come potete? Ditelo. Quella è la risposta:
BEVENDO!
Ora alzatevi e dirigetevi verso la dispensa. Tirate fuori tutto lalcool che avete a disposizione, anche quello Etilico va bene, anzi  è ingiustamente sottovalutato ma è delizioso e lo consiglio anche a voi (per un sorso di RIO-CASAMIA o ANATRA WC -che è più barricato- poi,  potrei arrivare anche ad uccidere...).
Con il metodo di self-bondage che ho riportato in fondo poi, state tranquilli, riuscirete comodamente a prendere una bottiglia risedervi a terra, stapparla con i denti e berne il contenuto.
Come dite? Siete àstemi?
Allora, CHIARIAMOLO IMMEDIATAMENTE: IO SAREI “CAT…TOLICO” (mi pare si scriva così giusto?), MA rispetto il credo di ognuno e credo che anche voi “àstemioti” possiate prendervi delle libertà; il mio è un manuale che non tiene conto dei diversi credi religiosi, e non vorrei inerpicarmi su terreni impervi e offendere la sensibilità di qualcuno, quindi amici àstemi…fate un po’ come vi pare… e SEMPRE SIA LODATO!
Una volta bevuto, tutto mi raccomando è importante, tutto il contenuto, e vi sentite quanto meno rilassati (dico così perché a me ne servono almeno tre) possiamo passare al passo successivo.  
NB Ho avuto un dubbio e devo dire che ho fatto bene! Ho cercato su wikipedia la parola “Astèmio”, e vi ringrazio, Grazie! Devo essere stata per voi un bello spettacolo, una bella scimmietta a cui gettare perle al circo! Sappiate che io non posso sapere tutto! E comunque chi credete sia io?! Un novellino? Vostra madre?!  Siete attori non potete essere “astèmi” , bevete tutto e andiamo avanti!

In pratica il sogno di coloro che praticano il self bondage. http://www.drfatso.org/TecnicheSelf/mani.htm 





Vi serviranno circa due metri di corda, 
un doppio moschettone 
(carabiniere) ed un elastico, 
del tipo resistente e largo tanto 
quanto i Vs. polsi uniti, 
non di piu' (scappa) non di meno (stringe). 
Fate un cappio da un capo della corda ed 
un nodo semplice all'altro capo. 
A circa 20 cm dal nodo semplice 
fatene un altro che blocchi l'elastico 
Inserite un polso nel cappio 
ed usate il carabiniereper bloccare l'altro capo.
 




Arrotolate la corda intorno all'altro polso,
stringendo fino a che non vi possa piu' uscire
la mano.
 




Ripetete intorno 
all'altro polso e continuate,
alternando i polsi, facendo un "8" intorno ai polsi.Quando arrivate all'elastico,fatelo passare sopra le mani fino ai polsi.







A questo punto aprite il carabiniere 
per sbloccare la corda. 
Nelle foto la sequenza viene 
eseguita con le mani davanti. 
Con un po' di esercizio 
potrete farlo anche con le mani 
dietro alla schiena.

venerdì 4 novembre 2011

MOVIMENTI DI PROTESTA PARTE PRIMA

Prima di tutto le dovute premesse: non ho fatto vacanze e non ho bevuto nessun mojito su una spiaggia assolata lasciandomi carezzare dalle onde di fronte ad un tramonto accecante.
No, niente di tutto questo. Perciò - credo capirete - sono incazzato nero.
In compenso, mentre quel cuor contento di Federico A. e G., suo fido scudiero, cercavano dopo il trasloco di raccapezzarsi tra uno scatolone e una rinfrescata alle pareti del nostro nuovo bunker, io Federico B, ho avuto, come è giusto,  molto tempo per pensare alla mia carriera.
Incurante delle loro grida d'aiuto per me  lontane kilometri e kilometri, mi sono lanciato ad esplorare il web alla ricerca del "Provino"con la P maiuscola, "Quel" provino.
Il "Provino", quello che poi si ricorda con affetto e malinconia durante una cerimonia di premazione, il provino che darà finalmente inizio alla mia carriera, e che mi avvicinerà, lo so - ohh come lo so -  sempre più al David di Donatello.

Vorrei notaste che, rispetto al passato, ho deciso di ridimensionare di molto le mie aspettative.
Ho voluto abbandonare, per il momento, la corsa verso l'Academy Award; il motivo è chiaro: ho scoperto che, per andare a Los Angeles, non ci sono transatlantici in economy e dovrei prendere un aereo, di conseguenza fare fuori una boccetta di Valium corretto rhum per affrontare il viaggio.
Ora, nonostante la mia attrazione per gli psicofarmaci, affrontare un viaggio di quella portata e rischiare di stroncare una carriera sul nascere in fondo all'oceano Atlantico non mi trova in alcun modo d'accordo. Mi scuserete... non voglio deludervi,  ma voglio essere assolutamente sincero.
Quindi il David sembra più alla mia portata, un "Freccia Rossa" verso Roma e verso la gloria.

Il "Provino""Quel" provino,  non mi è apparso.
In compenso, scartabellando da un quotidiano on-line all'altro, si assomavano -una a una- notizie che mi lasciavano interdetto, sorpreso, incredulo...
Sembrava - ma confesso che ancora non ci credo - che un nutrito gruppo di "lavoratori dello spettacolo" avesse deciso di uscire dalle proprie polverose sale prove e di apparire alla luce del giorno e di - cito - "protestare contro i tagli del Fus", "L'INDIGNAZIONE non è più SUFFICIENTE" - dichiara un'attempata attrice (con improbabile toupé "Rosso Strehler" noto io"COSTRUIAMO insieme il mondo in cui VOGLIAMO VIVERE!"
Basito riflettei. 
Non che io ne sappia molto di  manifestazioni di protesta, ma se una categoria, come quella degli "attori", con un sindacato che in quanto a influenza e prestigio può eguagliare solo quello delle prostitute senza permesso di soggiorno, decide di fare la sua comparsa a suon di cartelli e urla nel mondo civile, io non potevo essere da meno e volevo essere annoverato in quelle fila.

Lo confesso: già pregustavo il sapore del sangue, lanci di sanpietrini, fumogeni e io portato via, da due sbirri ammanettato, con ancora in bocca il lobo di qualcuno morso via a forza nella colluttazione, urlando a squarciagola " E NOI CHE ATTORI SIAMO MENIAM-MENIAM-MENIAMO!".
Di seguito, naturalmente, sarebbero seguite  interviste sui giornali, la descrizione dei fatti a Porta a Porta con me in miniatura e un plastico della Piazza, poi ospite fisso alla Vita in Diretta, e il mio primo film di denuncia sulle tristi vicende di quei giorni grazie al quale venivo incoronato dalla critica l'erede di Gian Maria Volontè... Sì!
Decisi che era la strada giusta, dovevo protestare conto i tagli del FUS.
Il Fus. A quanto ne sapevo poteva essere la marca di una supposta o l'abbreviazione di un fustino convenienza ma non importa.
Solo più tardi seppi il significato della parola Fus ovvero "Fondo Unico per lo Spettacolo" e già mi sapeva di fregatura ( per "fondo" ho sempre inteso fondo di barile).
Capiì praticamente subito che non mi ero allontanato molto dalla verità.

giovedì 3 novembre 2011

MOVIMENTI DI PROTESTA PARTE SECONDA

Avevo quindi deciso. Sarei stato il "Pasdar FUS-tigatore"!  
Decisi di strappare G. a Federico A, avevo bisogno di un testimone, qualcuno pronto a dichiarare ai network dopo il mio arresto quello che volevo io.
G., sebbene agorafobico, accettò con entusiasmo di venire a manifestare (l'alternativa era scrostare il calcare dal water con uno spazzolino da denti usato imbevuto di Viakal); manifestare a "favore" o "contro" che cosa non lo sapeva nemmeno lui,  visto che la maggior protesta a cui abbia mai partecipato G. fu in qualità di tifoso dopo la vittoria dello scudetto dell'Inter sul Milan, ad opera di Mourinho, ma era comunque pronto e agguerrito con il suo passamontagna giallo canarino......sì giallo canarino...Vabbè sorvoliamo...

La mobilitazione partiva da una grandissima piazza nel centro di Milano, e quando arrivai rimasi a bocca aperta: centinaia,ma che dico centinaia, migliaia di persone assediavano la piazza.
Tutta quella gente era lì per protestare,  persone come me,  lavoratori dello spettacolo se ne stavano lì e avevano messo la loro faccia in favore della protesta.
Mi avvicinai a quello che doveva essere, vista la stazza, un "macchinista" o forse un "contrabbassista" o forse un "corista" o semplicemente "un attore grasso" e dissi:
"Caspita chi l'avrebbe mai detto! Finalmente siamo tutti insieme! Sei attore? "
"A dire il vero, sono operaio metalmeccanico e piastrellista a tempo perso"
Qualcosa non quadrava... e lo incalzai...
" Tuo fratello, tua moglie, tua madre è nel mondo dello spettacolo e sei venuto a dare sostegno contro i tagli del FUS...?
"I tagli di che?...Ahh ho capito voi siete gli artisti" e continuò come parlando ad un sordo:
"Qui- noi- siamo i "lavoratori";  gli- "artisti "- sono -laggiù..."
In preda allo smarrimento mi girai  ed in fondo, molto in fondo al corteo notai un... baldanzoso trattore.
Sì, un trattore da aratura.
Un trattore coperto di drappi e broccati, resti di sipario, naturalmente rosso come da tradizione e le classiche maschere di cartapesta sorriso-tristezza malamente agganciate al... Sì, all' aratro meccanico.
Dieci forse undici persone con pantaloni neri, lupetto nero a collo alto ( notare che era Giugno!) si ingegnavano con nastri, chiodi  e colla per farlo sembrare "teatrale".

Guardai istintivamente gli altri gruppi attorno al mio, gruppi di centinaia di persone unite ed incazzate  poi guardai il nostro carro di protesta, non che credessi di trovarmi di fronte a tutti gli attori e gli artisti milanesi, ma dieci, undici persone mi sembravano davvero poche...
"Ecco là il gruppo degli attori" fece G. "Siete un po' pochini ma immagino che siamo un po' in anticipo gli altri arriveranno"
"Gli altri siamo noi- io e te-" risposi mesto e affranto.
"Federico il vostro carro è davanti a noi perchè stai andando dalla parte opposta?"
Maledetto G.!
"Coraggio Fede saranno pochi ma se ti aggiungi sembreranno centinaia,  manchi solo tu. "
"Tutto questo lo trovi divertente vero?"
"Immensamente" rispose G.

Mi decisi, passai a testa alta davanti a G. ed avanzai a grandi passi verso il trattore.

mercoledì 2 novembre 2011

MOVIMENTI DI PROTESTA PARTE TERZA

"Ragazzi, guardate un po' chi sta arrivando?! Se stiamo sognando non svegliateci! C'è  il "Toni Servillo" del Triveneto! la nostra Eleonora Duse dal maschile sembiante! Il Principe degli attori di Milano! Ma che dico "di Milano", del mondo!"
Chi grida verso di me in equilibrio precario sul tetto del trattore è U. vecchio collega di uno dei miei ultimi spettacoli (che nessuno ha mai visto) in compagnia di altri nove attori che appena capito chi ero gli hanno fatto eco ridendo e additandomi.
Ero...incredibilmente commosso!
Sì, commosso era la parola giusta.
Dissi a G. prima di avvicinarmi al "carrozzone":
"Bhè, saranno pochi ma un' accoglienza così calorosa non me l'aspettavo...chi l'avrebbe mai detto!?"
Mi parve che G. cercasse disperatamente di dirmi qualcosa ma ormai ero davanti ai miei prodi e cercavo rispettosamente di azzittire le risate con un cenno della mano:
" Vi ringrazio per la bellissima accoglienza " dissi abbassando umilmente lo sguardo "ma compagni, oggi non sono qui in veste di artista, ma più come umile artigiano, oggi sono qui per rendermi utile. Oggi non sono un attore..OGGI NON SIAMO ATTORI PER DIO! OGGI NOI SIAMO UN MOVIMENTO!!"
Guardai i miei compagni  uno ad uno.
Ammetto che mi chiesi per quale ragione non fosse scattato un applauso dopo un incitamento di quella portata, ma immediatamente capii: ero riuscito ad azzittirli, a creare "il silenzio", una sospensione.
Loro, i miei compagni, non riuscivano a trovare le parole per ringraziarmi.
Infine U. trovò la forza di avvicinarsi a me e porgermi, a mo' di scettro, una matassa di passamaneria verde pistacchio:
"Incollala ai bordi del trattore" disse senza tradire la minima emozione, fissandomi con occhi che -per un attimo ma solo per un attimo- mi sembrarono inniettati di sangue.
"Sono qui per questo. Per fare del bene" risposi con un sorriso magnanimo rivolto a tutti, nessuno escluso.
Com'è dolce IL POTERE  quando lo si conquista con animo cristallino, e il mio lo era: trasparente e cristallino come la vodka.
In poco tempo orlai di passamaneria verde pistacchio tutto il trattore, anche se, lo confesso, ebbi ad un certo punto una battuta d'arresto. Un dubbio, un quesito si era fatto strada nella mia mente impedendomi di continuare: perchè mai  un carro di protesta doveva avere le sembianze di una teiera di dubbio gusto?  Ma subito una voce di dentro, carica di saggezza e di possesso esclusivo degli animi cristallini come il mio,  mi disse che la condivisione di quella riflessione con i miei compagni non avrebbe giovato alla mia persona, quindi nuovamente sereno, mi rimisi a bordare il trattore, sorridendo come un martire in odor di beatificazione.
Finimmo di ornare il trattore.  Mi innalzai in cima all'aratro meccanico con lo sguardo rivolto verso l'alto, pronto a recitare una lunga preghiera di buon augurio, ma non mi fu permesso.
Venni tirato giù a forza dal trattore rischiando di perdere la corona di cartone e lo scettro che mi ero costruito in una pausa.
Mi sorprese quel gesto, ma riuscii ad interpretarlo (sempre grazie al dono della mia voce interiore): per loro, gli apostoli, forti di braccio ma dal cervello fino, quel gettarmi letteralmente sul selciato era come un modo, chiaramente bifolco ma sincero,  di ringraziarmi: avevo fatto il possibile, tutto quanto era in mio potere e non mi avrebbero permesso di fare altro, ora toccava a loro.
Da lì a poco sarebbe partito il corteo dei lavoratori.
Tutto era chiaro.



















 Avevo capito, sempre grazie alla mia voce interiore, che le migliaia di persone attorno al nostro carro non potevano essere lì per i tagli del Fus, c'era un enorme manifesto in testa al corteo che intitolava "FESTA DEL LAVORO" e molte migliaia di volantini con su scritto FESTA DEL LAVORO quindi riflettendo capii che se tanti lavoratori, "veri" lavoratori, erano tutti insieme a  manifestare, doveva essere per forza la festa del lavoro in "GENERALE" non solo la nostra... vabbè confesso di perdermi io stesso in questo complicato ragionamento, vi basti sapere che per me tutto era chiaro, limpido e cristallino, soprassediamo.
Una voce tonante in testa al corteo farfugliava con un megafono parole incomprensibili di cui però coglievo i punti salienti: "governo ladro"" Ci hanno rubato tutto" e varie volte la parola "merda" e "merde", comunque con un remix di Lady Gaga, sparato dalle casse di un carro di un centro sociale, devo aggiungere un po' eccessivo in decibel, si dette inizio al pellegrinaggio per le vie di Milano.
U. come mio vice, microfono alla mano, elencava con voce tonante tutti i tagli che il governo aveva fatto al teatro e all'arte e gli altri otto sopra il trattore spillavano birra e lanciavano volantini.
(La birra veniva data ai passanti per recuperare i soldi del noleggio del trattore e comunque eravamo tutti d'accordo che per affrontare la manifestazione e non deprimersi per i tagli del Fus era meglio essere ubriachi) 
Io avevo deciso di rimanere a terra e di seguire il trattore a piedi scalzi, mi sembrava di essere più utile alla causa salutando con la mano e mandando baci alle migliaia di persone che ci osservavano sui marciapiedi.
Quando G. mi si avvicinò -indossando il suo passamontagna giallo canarino- e mi disse, parole sue,  che era "UN CORTEO DI PROTESTA E NON IL CARNEVALE DI RIO",  capii che dovevo pregare e aspettare fiducioso.
Fu in quel momento che mi apparve: vidi dapprima una grande luce poi,  Lui,  mi sussurrò all'orecchio.
Una lacrima scivolò sulla mia guancia destra, ne assaporai il gusto con la lingua  e sorrisi annuendo con animo cristallino: "grazie" sussurrai.
Bevvi il secondo boccale di birra che avevo in mano (o forse era il terzo boccale?! O il quarto?), lo bevvi tutto d'un fiato.
Ora sapevo cosa fare.

lunedì 8 agosto 2011

Una parvenza di normalità


Approfitto di questo raro momento di pace mattutina per dire anche io la mia...Federico B fortunatamente dorme, pur soffrendo di insonnia feroce, miracolosamente dorme. Mi devo scusare con quanti hanno avuto e avranno la sfortuna di incrociare Federico B in questi anni e negli anni a venire: mi rendo conto, non è facile, non lo è nemmeno per me.
Sì, per quanto io abbia un colloquio costante e diretto con lui, non riesco sempre a placarlo né a capirlo, pur facendo entrambi lo stesso lavoro.
Non che io non provi ad ascoltarlo, ma lui riesce sempre a passare dalla parte del torto, riesce a farmi incazzare dopo cinque minuti e me ne vado sbattendo la porta.
Una delle sue frasi preferite ė che io non avrei "il senso dell'ironia"! Credete, anche adesso che lo scrivo, sento una rabbia farsi strada dentro e devo prendere un bel respiro, contare fino cinque per continuare a scrivere.
1,2,3,4 e 5...
Ok, dunque io non avrei il senso dell'ironia! Va bene, ne sono privo! E di solito lo incalzo dicendo : " E la tua? La tua sarebbe ironia? Una serie sconclusionata di deliri e storie che vorresti suscitassero una risata a denti stretti, ma che ottengono solo il fastidio, nel migliore dei casi l'indifferenza di quanti hanno la sfortuna di dover leggere?"
Di solito poi Federico B mi guarda con espressione basita, ed ė lì che sento forte il sapore della vittoria:
" Perché lo fai? Che problema hai? Hai mai pensato che forse quello che racconti è solo un mondo fantastico che non rappresenta la realtà, ma è il tuo egocentricoautoreferenziale punto di vista? Andiamo! Prova a pensare a quante persone,me compreso, vivono questo lavoro con passione e dedizione, e non sono nemmeno lontanamente vicini alle "creature" che descrivi con tanta precisione, ma nemmeno tu poi sei così, vorresti, ti sentiresti più forte ma non lo sei...e aggiungo questo, se mi "permetti" ( noti il sottofondo ironico Federico B.?!) tu dovresti prendere esempio da me: cercare di essere amabile, altruista, fedele, simpatico, forte, deciso, studioso, e per quanto tu ne sia tentato mai, (mai!), perdere quella "parvenza di normalità" che ė alla base di una convivenza civile e democratica. E con questo ho concluso....ah aggiungo non provare a ribattere cominciando a filosofeggiare sul compito dell'artista che non deve "preoccuparsi di essere scomodo" e "deve rappresentare la realtà così come la vede e non per come ė..." perché 1 mi spiace, non sei un artista e 2 con me non "attacca". Ho davvero concluso ora. Niente da dire Federico B?"
"Tu non hai il senso dell'ironia."
Ed è in quel momento che mi alzo e me ne vado sbattendo la porta!
Federico A

mercoledì 27 luglio 2011

"ODIO I BONGHI!" PARTE PRIMA Una serie di sfortunate coincidenze

Molto spesso mi è capitato di uscire, dopo una dura giornata di prove di uno dei tanti spettacoli che nessuno ha mai visto, e camminare ai margini di qualche -raro- parco milanese dialogando apertamente con il "mio personaggio"...Il personaggio che di volta in volta dovrei interpretare in uno spettacolo  e  che generosamente decido di non lasciare in sala prove ma di portare con me...OK mi spiego: in genere ci tengo molto ad avere un rapporto aperto sincero con il mio personaggio, già è difficile interpretarlo se dovessi risultargli antipatico -cosa molto probabile tra l'altro- non penso che me la caverei offrendogli una birra; so che ci sono varie scuole di pensiero su questo tipo di rapporto, il rapporto attore/personaggio, e forse per qualcuno questa relazione extra-lavorativa è la prima prova inconfutabile che dimostra chiaramente che sì, ho qualche problemino a livello psicologico, ma al di là del vostro giudizio voglio darvi un consiglio spassionato: amici Attori e anche voi, esseri umani con i vostri amici immaginari, fidatevi, non ascoltate psicologi e registi che vorrebbe convincervi del contrario: non abbandonate mai i vostri personaggi, a volte possono diventare gli unici rapporti autentici che avrete mai nella vita.
Mi capita di camminare dicevo:  in quell'occasione passeggiavo lungo parco Ravizza  con Dorimandt ( il mio personaggio) quando d'un tratto, nel bel mezzo di un acceso litigio tra noi su come recitare una battuta, sentimmo  in lontananza un suono sordo, "d'africana memoria" mi suggerì Dorimandt,  che associammo immediatamente a quello dei bonghi.
Per chi non lo sapesse il "bongo": è uno strumento musicale a percussione,  costituito da: una pelle di origine africana a una sola membrana ( su wikipedia non specifica se "pelle umana" o d' "animale") posta nella parte alta, di un risuonatore di legno a corpo doppio, con due suoni di diversa altezza: medio e acuto. Si percuote con una o più dita a seconda dell'intensità desiderata.
Solitamente il bongo è usato nella musica africana... e nei parchi milanesi da "giovani artisti"  che si ostinano a "batterlo" preferendo un livello "acuto" anzichè propendere per un più democratico livello "medio"!

Ero appena uscito dall' "Accademia di arte drammatica " FPF ( In realtà scuola civica ma ho sempre pensato FPF Facesse Piu Figo dire Accademia)  e lo confesso ne fui terribilmente attratto... scusate... come dici? Sììì "ne fummo", "ne fummo terribilmenti attratti" lo sto scrivendo Dorimandt...sììì!
Scusate ci metto un secondo:
"ALLORA DORIMANDT,  CHIARIAMOLA SUBITO QUESTA COSA: IL PROTAGONISTA DELLA MIA VITA SONO IO, OK?!"

Si avvicinava la bella stagione, tra breve il mio primo anno di studio a Milano si sarebbe concluso.
Non fu un anno semplice: mi si rimproverava di prendermi troppo sul serio ( io? perchè mai?!) quindi,  contravvenendo alle mie ben note abitudini di distacco e gelido disprezzo, che qualcuno arrischiava a definire "aristocratiche" (mio padre, macellaio da tre generazioni, ne sarà stupito e fiero), mi avventurai tra i prati cercando la sorgente di quel percuotere forsennato. 
Giunsi ad uno spiaz...ad una "radura"( FPF) e mi apparve un gruppo indistinto di ragazzi e ragazze sorridenti e saltellanti al suono delle percussioni. Mi fermai. Erano probabilmente intenti, provai ad azzardare guardandoli,  a ricreare (infoiati dal caldo, dalla birra, dai bonghi) quello che per loro doveva essere una Woodstok in salsa "padana", anche se non si rotolavano nel fango e a Woodstock probabilmente non c'erano mai stati,  o forse un "collettivo di studenti sessantottini" che si ritrovavano a onorare la morte di Ernesto Che Guevara, anche se dovetti osservare che a giudicare dall'età e dalla spensieratezza forse non avevano idea di quello che doveva essere stato il sessantotto e di Guevara avevano  solo l'effigie stampata sulle magliette.  Forse c'ero arrivato: erano un nucleo di "rivoluzionari" in abiti etnici, che protestano ballando contro lo stra-potere borghese, anche se, visto il prezzo degli abiti etnici e il potersi permettere di stare lì più sere a settimana, li classificava, purtroppo per loro, tutti indistintamente "borghesi"...non riuscivo a venirne a capo... Ma certo!  Non vi era alcun dubbio nella mia mente ora: non erano"esseri umani", erano"aspiranti attori".  
"Fede!"
Troppo tardi mi avevano riconsciuto.
Chi sono costoro in vesti di lino e a piedi nudi nel prato?
"Zitto Dorimandt, te lo spiego dopo"  
A. il mio compagno di corso si avvicinava tutto eccitato:
"Ho tirato fuori dal bagagliaio i bonghi che ho portato dal Burkina Faso! E' stupendo, siamo così "insieme" capisci, "un unica massa che respira"! Sto insegnando ai ragazzi come si suonano bonghi vieni anche tu..."
"Ma tu non sai suonare i bonghi..."
"Ho anche una cassa di birre ghiacciate e del rhum"
"Va bene mi fermo."
Eccoci arrivati al primo livello di gioco: avere la forza di entrare all'interno di un gruppo di "aspiranti attori" e permettere loro di entrare nel tuo spazio vitale mentre si ostinano a violentare un bongo di legno. 
Se superi questo e riesci a berti una bottiglia di rhum puoi passare al secondo livello.
Saluto tutti, sfoderando un sorriso empatico e aperto il più possibile da "compagno di sinistra",  cerco di sedermi sul prato, strizzo l'occhio alle zanzare tigre che si stanno posando sulla mia spalla e mi limito ad assistere al "concerto" vedendo girare  la bottiglia di ruhm e aspettando che arrivi tra le mie mani. 
Conosco quasi tutti: qualcuno l'ho visto recitare nei saggi scolastici, o nei teatri di Milano, qualcuno è già uscito da scuola,  li conosco, e so perfettamente che sanno chi sono io. 
Almeno spero!
L'importante ora è sapere "cosa" hanno sentito dire...
Stop. 
Autocensura. 
Perché devo rovinare una bella serata con questi pensieri satellite?
Perche sei un insicuro..
Dorimandt!  Potrei abbandonarti sull'autostrada.
"Ciao sono Pierre"
"Ciao sono Federico"
"Sei un attore? Ti ho già visto da qualche parte..."
"Sì!"
Chi è questo Pierre? Come mi conosce? E' un aspirante fan? Mi dirà che mi ha visto nell' "Opera da tre soldi"?  Crede che io sia fantastico?
"Sai suonare i bonghi?"
Non era questa la domanda che mi aspettavo ma  ...
"No. Non so suonare i bonghi".
E nemmeno lui,  a giudicare dalla sua performance, che mi costringe ad alzarmi,  cambiare posto e avvicinarmi alla cassa della birra.
Ne prendo una,  e sono tentato, conoscendo l'atavica voracità di noi attori, di intascarmene un'altra per dopo. Lo faccio.

Più tardi sono riuscito a bere solo due sorsate di rhum e una birra, ma non riesco a mettere insieme un pensiero di senso compiuto: forse perchè percepisco le urla di generazioni di popoli africani che si stanno rivoltando nella tomba maledicendo il mio amico A. e la sua ensamble di percussionisti.

Per suonare uno strumento, purtroppo,  non basta "crederci" come facciamo a teatro,  ma bisogna "saperlo" suonare.

"Ti stai divertendo?"
Non rispondo e mi limito ad aprire la seconda birra.
"Ti devi rilassare Fede, questo è il tuo problema"
Osservo A. che mi cinge le spalle con un sorriso complice.
"Ti ho osservato a lungo sai quest'anno e anche se penso che sei un attore "straordinario"...

Non credete mai ad un attore che usa la parola "straordinario" per definirvi: mente.

"...nello stesso tempo credo anche che la tua ansia non ti sarà di nessuno aiuto, anzi potrebbe rovinarti, se mi permetti..."
"NO, non ti permetto."
"Ti adoro.  Dicevo: se mi permetti vorrei parlare un po' con te"

Ci siamo. Riconosco subito l' atteggiamento dell' "attore" che senza aver avuto il tuo permesso, in quattro e quattr'otto si fabbrica un piccolo palcoscenico, si posiziona l'occhio di bue e si prepara per fare un monologo, o meglio un dialogo per voce sola, dove ricopre il ruolo di " tuo migliore amico".
Riconosco immediatamente questa pratica: l'ho inventata io.

A. mi fa sedere a  forza sul prato, si schiarisce la voce, tira fuori dal taschino della sua camicetta coloniale una canna lunga mezzo metro e comincia:
"Hai mai pensato che forse hai bisogno di sfogarti in qualcos'altro che non sia il teatro?..."
Penso tra me "Sì, dovrei scopare."
"...Te lo dico perchè se tu fossi meno ansioso, raggiungeresti più in fretta quello che desideri. 
Vedi Fede: io non sono meno ansioso di te. Ma mi distraggo con la cucina..."
Fai uso di droghe...
"...Mi sfogo facendo percussioni, suonando della buona musica..."
Sulla buona musica avrei qualche piccola perplessità...
"....E poi Fede, ma di che cazzo stiamo parlando? Di teatro! Tu credi veramente che il gioco valga la candela? Credi veramente che valga la pena tutta l'ansia e la fatica  che ci stai mettendo? Credi veramente che basti lo studio...
Sì! Perchè non mi sono alzato in quel momento e non ho cominciato io,  un monologo dei miei?

Qualcosa di strano stava accadendo: io, Federico B., stavo "ascoltandolo".

A. comincia ad urlare:
"Pierre vieni un po' qua...conosci Pierre? Una persona fighissima fa l'attore..."

Che strano!Ma dai!? 

Qualcosa mi diceva che dovevo andarmene, stavo cominciando a sudare, sentivo l'agitazione, un sapore aspro in bocca, allucinazioni olfattive: uno strano odore di merda, come di fregatura. Avevo voglia di bere e il fin troppo giovane Pierre si avvicinava con la bottiglia di rhum ancora mezza piena...
e viene a sedersi accanto a me.
"Ciao" faccio io.
"Sono Pierre ci siamo conosciuti prima..."
"Lo so. Stavo salutando la bottiglia di rhum che hai in mano."
Pierre mi passa la bottiglia.
A. si rolla la seconda canna: 
"Pierre vuoi raccontare a Fede perchè sei qui?"
"Sto facendo un film... e tu che stai facendo? Lavori?"
Stronzo! Stronzo! Me lo chiede a tradimento lo stronzo. 

( Vi chiedete il perchè di tanto astio? Abbandonate la lettura e cliccate su MANUALE DI SOPRAVVIVENZA: IL SAPORE DEL SANGUE una volta letto tornate a questa lettura, tanto vi aspetto alla seconda parte)

ODIO I BONGHI!! PARTE SECONDA Una serie di sfortunate coincidenze

 Decisi di rispondere alla provocatoria domanda di Pier con assoluta sincerità..."Mi sto guardando un po' intorno, faccio cose, vedo gente. E' stato un periodo di lavoro intenso e ho deciso di prendermi una pausa per tirare il fiato..."
"Federico di cosa stai parlando?!  Io e Fede abbiamo appena finito il primo anno di scuola, Pierre, non stiamo lavorando..."
A. che tu sia Maledetto!
"Ma lui non sembra uno studente..." dice Pierre riferendosi a me, come a dire, e lo dico con fierezza,  che sembro un "attore fatto e finito"...
"Noo, è che è solo molto, molto più vecchio di noi,  ma sta studiando con me...Piuttosto...Stavo dicendo che Pierre,  sta facendo un film con Michele Madido!"
Pierre si tira indietro con inaspettata modestia:
"Dai A. ma perchè devo mettermi qui a parlare di queste cazzate, godiamoci la serata, suoniamo balliamo..."
Ancora non mi ero ripreso dall' essere stato definito un "Pensionato del teatro" che sentendo la parola "film" l'ho incalzato:
"Com'è recitare in un film?"
D'un tratto volevo sapere tutto di lui.
"Ma niente di che...vai lì tutto il giorno dici tre battue e poi a casa..."
Capisco.Il giovane Pierre ha un piccolo ruolo secondario, ma io voglio sapere:
"I protagonisti chi sono?"
"Io sono il protagonista!"
No, Pierre non ha un piccolo ruolo secondario!
"Capito?! E' il protagonista lui!" dice A. strizzandomi l'occhio.
Invidia! Odore di merda...Intendiamoci : Io credo che l'invidia quando è sana sia...cazzate!
L'invidia non è sana, l'invidia è invidia!
"Sono molto contento per te, spero capiti anche a noi questa occasione prima o poi" 
Visto? Non vi aspettavate da parte mia una risposta così calma e posata.
" Non vedo perchè no, a me è capitato per caso, stavo recitando a New York..."
A New York!
"Quando mi chiama il mio agente..."
Il suo agente!
"E mi dice che Michi stava..."
"Michi?"
"Sì...lo chiamo così Madido. A lui piace, fa più paterno...Michi stava venendo a NewYork per vedermi, ero nervosissimo anche perchè era la prima volta per me...Ti spiace se bevo un po' di rhum, vedo che ti piace!? "
Pierre, non senza difficoltà, mi strappa la bottiglia dalle mani, beve un sorso e si sdraia sul prato:
"Tutto è successo in un lampo: ero a fare surf nel sud della Spagna, mi chiama questa mia ex morosa anche lei attrice, mi dice che le hanno detto che a Milano fanno un provino top-secret per un teatro, ma lei conosce il produttore e mi fa chiamare. Vado là, mi imparo un monologo, mi fanno spogliare nudo e  senza farmi recitare nulla mi prendono.  Capisco che sono in una produzione della madonna e che giro mezzo mondo...poi vinco un premio che sinceramente non ricordo come... miglior "attore giovane" mi pare. Parto per New York e arriva in volo Michi, mi provina in un ristorante italiano, che paga lui, e mi prende per il film..."
 Attimi di smarrimento e infine dico:
"Come si chiamava lo spettacolo?"
"Nudi alla Meta"
Pierre si alza e corre a prendere una birra. Vuoto. Guardo nel vuoto, non sento più nulla, solo l'odore di una grande, immensa, merda. 
Davanti a me ho Pierre Franchetti, ecco chi è! Dicono sia straordinario, intenso. Nello spettacolo interpreta il difficile ruolo del  fratello muto del protagonista che oltre a questo handicap combatte anche una pesante forma di priapismo...
Non fate quella faccia! Mi rendo conto suoni strano...ma avendo ormai il teatro raccontato tutto e dovendo competere con altre forme di comunicazione come la televisione e il cinema, non è poi così assurdo che sul palcoscenico si parli di priapismo.
Insomma: tra un protagonista  a teatro il cui conflitto interiore  è combattere contro erezioni perenni e dolororse e vedere una "maggiorata" del piccolo schermo abbaiare mentre  interpreta Ofelia preferisco di gran lunga il primo! E anche voi lo preferite, su, non siate iprocriti!
"Vuoi dell'lsd?" 
A. si avvicina a me, estrae una bustina dal pantalone safari e mi strizza l'occhio, che a quel punto sì, ho capito essere un tic da astinenza.
Io non faccio uso di droghe. Purtroppo. 
Sto per rifiutare getilmente l'offerta quando ho un illuminazione! Mi paralizzato, non riesco a proferire parola, gli occhi mi si riempiono di lacrime, provo una vergogna feroce.
"Qualcosa non va?"
"Oddio nooo!"
" Federico, ho voluto che tu parlassi con Pierre, per farti capire che a volte nella vita ci vuole una buona dose di fortuna. Non mi sembra il caso di piangere. Non capisco. Perchè fai quella faccia?"
"Mi sono seduto su una merda di cane!"
Ecco che cos'era quell'odore costante! Ed io che credevo fosse un'allucinazione da visione profetica.
Era merda! Merda vera!
Mi alzo di scatto mentre A. ride!
"Vedi parlavamo di fortuna e tu ti siedi su una merda...che vuoi di più!?"
"Prendere un bongo e dartelo in testa! Aiutami... !"
Ci raggiunge Pierre che senza proferire parola apre il suo zaino e mi porge un paio di bellissimi pantaloni di lino, che avevo già addocchiato in una vetrina ma che avrei dovuto vendere un rene per avere...
"A me non servono prendili pure..."
"Pierre, davvero, non vorrei rovinarteli sono stupendi costano un sacco..."
"Fede prendili, tanto ci rivediamo e me li puoi ridare"
Sì, mi sforzai di promettere a me stesso, sì , non avrei fatto "Quello che fa finta di niente, quello  che si dimentica e se li tiene" ma glieli avrei ridati. Un giorno.
Forse.
Pierre si era rivolto a me come ad un amico di vecchia data... un amico, sincero, leale autentico...
Era candidato a diventare il mio attore preferito.
"Grazie Pierre"
Mi cambio velocemente i pantaloni, e controllando il terreno mi siedo accanto a Pierre, mentre A., già pieno della sua dose, insegue fate e folletti per i prati...
"Grazie Pierre. Posso dirti una cosa?"
"Dimmi..."
"Ho sentito parlare moltissimo di "Nudi alla Meta" e ti trovo un attore "straordinario"..."
"Mi dicono di diffidare sempre da quelli che mi definiscono "strordinario" perché di solito mentono..."
"Davvero?!"
"Comunque va bene lo stesso..."
" No ma io lo penso: ho letto le critiche, ne ho sentito parlare...anche se non l'ho visto"
Noi attori ci lamentiamo della mancanza di spettatori a teatro ma siamo i primi a non andarci...
Pierre mi sorride e dice:
"Ti dovresti rilassare un po' sai Fede...io dico sempre che la vita è una sola e dobbiamo godercela"
"Perbacco Pierre, che osservazione originale!"
"Grazie"
Il mio nuovo migliore amico sarà anche una promessa del teatro, ma certo non brilla per autoironia.
Mi stendo accanto a lui a osservare le stelle...
Silenzio. 
La festa sta per concludersi, tutti sono mollemente adagiati sul prato, i bonghi finalmente tacciono...Solo un immenso  e pigro silenzio tra noi due.
Quando tra amici si crea silenzio,  immagino  che per molti di voi stia a significare forte empatia e confidenza,  ecco:  per me è come l'estrazione di un molare senza anestesia, pesante!
Vivo di parole, e parlando morirò...
Quindi mi rialzo cercando di non disturbarlo, e gli sussurro un 
"Grazie Pierre"
"Di cosa?"
"Dei pantaloni e...grazie per questa sera."
Faccio per andarmene, ma invece di starmene saggiamente zitto, "sento" di dovergli dire qualcos'altro...
"Sai Pierre, grazie a te mi sono messo un po' in pace con qualcosa che mi perseguitava"
"Cosa?"
"La fortuna... non riuscivo ad accettare che ci volesse anche una buona dose di fortuna nel nostro lavoro, e tu te la meriti. Hai studiato tanto, ti sei impegnato, hai talento e hai avuto anche fortuna,  come hai cominciato?"
"Sono perito meccanico"
"Sì. Ma il diploma di attore dove l'hai preso?"
"Quale diploma?"
" Avrai fatto dei corsi di recitazione chessò,  il Centro Sperimentale di Roma?"
"No"
"Dei laboratori di specializzazione?"
"No. Ti ho detto che è accaduto tutto in un lampo...facevo l'istruttore di windsurf nel sud della Spagna, ma mi ero rotto le palle, allora ho detto alla mia ex che volevo fare l'attore che mi sembrava il lavoro per me, perchè si viaggia, si fanno un sacco di soldi ..più soldi li fai al cinema che in teatro devo dire, sei d'accordo anche tu!?... Però col teatro sono stato in mezzo mondo, quindi va bene lo stesso...Fede ma che hai? Sei rosso in viso ti senti bene?"
NO. Non mi sento bene:
" Pier tu mi stai dicendo che ti sei alzato una bella mattina e ti sei chiesto:" Che cazzo faccio oggi? Trovato! Faccio l'attore!" ? "
"Bhè c'ho pensato un po' prima...."
" Io che ho deciso fin da piccolo di fare questo mestiere, ho lavorato per anni con  compagnie di teatro amatoriale, poi sono entrato in Accademia..."
"Ma la vostra non è un' "Accademia"..."
"Fammi finire! Lavoro dalle nove del mattino fino alle dieci di sera, ballo canto, interpreto, mi faccio fustigare da un maestro di teatro giapponese che mi vuole vedere morto,  se faccio tutto questo sarei un coglione?!"
"Ma no, non l'ho mai detto?"
"E' il tono che hai! Il tono!!!"
"Ma quale tono?"
"Senti. Io ho un rapporto molto sereno con l'invidia, te lo giuro, invidio dichiaratamente chiunque  faccia più di me. Ma se devo pensare che oltre alle frustrazioni con le quali combatto giorno per giorno nel confronto costante con attori professionisti molto più bravi di me, va ad aggiungersi anche quella per un maestro di surf che probabilmente  può dire di aver iniziato la sua carriera come attore in "Nudi alla Meta" perchè ha un organo sessuale di notevoli dimensioni, questo mi fa incazzare!"
 "Non ti seguo.."
"Va a fan culo! mi segui adesso?! Mi devi perdonare Pierre, non ce l'ho con te davvero...ma come diavolo fai a non capire? Io non potrei fare un trapianto di cuore se non fossi un dottore, non potrei fare il pubblico ministero se non fossi laureato in legge, non potrei fare il panettiere se non sapessi fare il pane!!! Mentre nel nostro lavoro anche mia nonna, se un giorno si svegliasse particolarmente ispirata potrebbe andare a fare un casting per il cinema, per la pubblicità, per il teatro! Potrebbe passare il provino e dire "CAZZO SONO UN ATTRICE"!!!..."
"Comunque io sono normodotato..."
"Me ne vado...i pantaloni..."
"Puoi tenerli, tanto mio padre è a capo dell'azienda che li fabbrica..."
"PURE!?"
 Mi allontanai a passo sostenuto e senza voltarmi indietro.
"Non c'è alcun senso!" mi dicevo "Alcun senso...Posso anche accettare che la fortuna, meglio: il caso governi le vite di ognuno di noi, le assoggetti, le renda schiave, ma se nemmeno studiando una persona ha la certezza di avere un' "eccellenza" in più rispetto ad altri, un lasciapassare, un diritto,  allora, che si studia a fare...?"
La tristezza prese poi il posto della rabbia e raggiunsi la calma.
Mi fermai. Volevo tornare indietro a scusarmi.
Come spesso mi capita, non riuscivo più a distinguere se le mie erano delle giuste posizioni o invece avevo fatto quella scenata per invidia e gelosia.
Non riuscivo ad accettare che Pierre da maestro di surf con tutta probabilità, dopo aver recitato in uno spettacolo di successo e poi protagonista di un film importante, sarebbe riuscito ad avere una posizione che io potevo soltanto sognare e tutto per una serie di "fortunate coincidenze".
Chi non vorrebbe una volta nella vita che qualcosa accadesse in modo facile? Chi ai giorni nostri può dirsi soddisfatto e di aver raggiunto quello che voleva seguendo una strada di sacrifici?
Non se ne esce, non ci sono risposte, e la vita non è poi così lunga da ricominciare continuamente daccapo.
Forse potrei imparare a suonare i bonghi e azzerare il cervello?
Forse mio gentile amico, non hai scelta. Decidesti allor di rischiar e tosto rischi. Di tornàr sui passi tuoi non è  più tempo...
Grazie Dorimandt... Un bel respiro su... Un sorriso beffardo, mi pongo sul confine, senza paura,  lascio tutto dietro le mie spalle, davanti a me un mondo fantastico, supero la linea e Puf!
La realtà non esiste più...